Wednesday, August 30, 2006

GREEN MEAL

Certo che se Dio ci voleva erbivori, ci avrebbe dato uno stomaco come le mucche fornito di quattro sacchettini dove ruminare l’erba o un bel collo come le giraffe, no? Invece ci ha muniti di un apparato in grado di digerire anche il gulasch ungherese, roba che farebbe venire la colite anche al draghetto Grisù. Detto ciò, non riesco a condividere totalmente i vegetariani convinti. Quelli che eliminano dalla tavola qualunque prodotto abbia un collegamento, seppur remoto, con gli animali, del tipo che le carote non si mangiano poiché si sottrae il cibo da bocca ai conigli.
Ora, premesso che non sono un’amante della carne e ai barbecue mi riduco a sgranocchiare pannocchie e a mangiare la parte carbonizzata delle costicine, dopodiché passo direttamente al dolce per coltivare le parti adipose e costruire dei bei trafori sui denti, ciò nonostante, dicevo, non credo che una fetta di prosciutto mi possa ammazzare. D’altronde le tigri e i leoni si mangiano carne di antilope alla tartara e nessuno dice niente.
Sono, poi, assolutamente convinta che i McDonald’s dovrebbero essere trattati alla stregua dell’ AIDS ma invitare il guro dell’ecologia a cena diventa, praticamente, una mission impossible. Ti ritrovi a dover organizzare due menù separati, poiché nessun altro si azzarderebbe ad ingoiare quello che l’uomo delle praterie riesce a infilarsi nella gola. Anche andare al ristorante con qualche estremista della rucola e gli spinaci diventa un’esperienza nefasta. Tempo fa un amico "veggie", uno di quelli che vive con i pipistrelli in casa, poiché nella catena biologica sono quelli che ammazzano le zanzare, e intanto lui passeggia tranquillamente sul loro guano, beh, dicevo, l’amico ecologista ci ha fatto provare uno dei suoi ristoranti preferiti, un ristorante etiope, dove a parte la mancanza di semplici oggetti per desinare civilmente, come le forchette, ci hanno servito delle gustosissime pappette per lo svezzamento dei lattanti. Roba da tramortire le papille gustative.
Ad aprire la dispensa dei cultori del verde, ne esce lo stesso odore del tubetto con il mangime dei pesci. I prodotti che vi si possono trovare sono, a dir poco, raccapriccianti. Immancabile il tofu, una cosa che sa di calce e ha la stessa consistenza del polistirolo. La soia è presente nelle sue innumerevoli varianti: bistecche, fagioli, a germogli, allo stato liquido, allo stato gassoso, nella pasta, nel dentifricio, insomma, ovunque, la soia è l’unico elemento considerato commestibile a parte il trifoglio e le foglie di cavolo.
Ora, mi sono sempre chiesta come mai questi tipi che dovrebbero avere l’aspetto rubicondo di un gladiatore e scoppiare di salute, assomigliano più a degli zombie con il cimurro e passano l’inverno tra un’influenza e una bronchite.

Monday, August 28, 2006

SCAPPO DALLA CITTA'

Se vi stavate chiedendo cosa diavolo sto combinando, beh, sappiate che ho mandato il cervello in vacanza per un po’. Ho munito i neuroni di un bel telo mare, li ho scollegati e li ho mandati a farsi un giro a Brighton Beach a ballare il "casatschok"e a leggersi i fumetti in cirillico.
E’ un periodo un po’ di fiacca creativa e di svogliatezza canaglia, in cui cazzeggio trascinandomi pigramente tra un sushi bar a mangiare pesce crudo come le foche e i negozi di Soho, attualmente in fermento per i saldi di fine stagione, i cui prezzi, nonostante gli sconti del 70%, rimangano da panico.
I turisti hanno invaso la città con il loro buon gusto. L’altro giorno mi sono imbattuta in una ciurma di desperate housewives della Georgia con la capigliatura delle Erinni in tenuta da Jesolo Lido: canottiera da bagnino color muffa Aspergillus, infradito di gomma e shorts ascellari in puro denim, dai quali fuoriusciva qualche quintale di cellulite all’ultimo stadio, felicemente adagiata su chiappe con l’assetto ribassato e cosce da brontosauro. Floride donnine del Texas con la messa in piega alla Marion di Happy Days e vezzosi completi in colori pastello e camicie a fiori con i volant.
La 5° è infestata dal popolo del Sol Levante, impegnato in reportage fotografici su Louis Vuitton, Pucci, Gucci, La Bottega Veneta, Escada e FAO Schwarz e di chioschi addobbati come santuari che vendono Pretzel e hot dog plastificati. Nike Town è una meta ambita per gli italiani che fanno scorta di scarpe da ginnastica e t-shirt col baffo.
Inutile dire che è sconsigliata la visita a qualunque museo e luogo di interesse. Il toro di Wall Street viene ininterrottamente montato da schiere di individui manco fosse un’attrazione da Luna Park.
Meglio starsene alla larga da Central Park e rifugiarsi nei parchi fuori mano a leggere: "Guerra e Pace".

Friday, August 18, 2006

GOOD MORNING AMERICA!


Embbe’, che dire di un concerto alle 8.00 del mattino, fra l’altro completamente gratuito sul tappeto erboso di Bryant Park? Un regalo di ABC News per iniziare con brio la giornata, una doccia pop per levarsi di dosso la patina di sonnolenza indolente ad andarsene, un trastullo mentale prima di trascinarsi in ufficio a fare fotocopie e archiviare pezzi di carta in cassetti polverosi. E... indovinate un po’ chi saltava sul palco questa mattina?Christina Aguilera

. Mentre Britney Spears e’ impegnata in attivita’ di procreazione, con quel raro esemplare di “marito modello” che va sotto il nome di Kevin Federline, il folletto platinato lancia un nuovo album, “Back to Basics”

, e sculetta sul palco tra la sua troupe di saltimbanco tutti belli agghindati per lo show, soprattutto il batterista in giacca e cravatta e berretto da baseball.
Il pubblico caloroso e’ munito di cartelli dalle scritte, decisamente, originali: “Christina I love you”, You are beautiful”, indubbiamente ideati dopo lunghe notti insonni e un patito brainstorming di gruppo, per trovare il messaggio ideale dotato di una penetrante forza mediatica.

Una bella folla variegata ma contenuta dall’alito in cancrena e l’ascella reduce da una corsa ad ostacoli attorno all’isola di Manhattan. Coppie di teen-ager arruffati con gli stivali di montone e vecchie caracollanti con le caviglie di un pachiderma arpionate a bastoni di metallo in cerca di un pilone su cui appoggiarsi. Viaggiatori di passaggio con un comodo seguito di valigie con rotelle, manovrabilissime su terreni soffici e dissestati e mamme struccate e sull’orlo di un collasso per mancanza di caffeina che accompagnano le figlie bambine ad immedesimarsi nell’icona del successo.
La mini-diva indossa un sobrio completino alla Prince e flirta con la sua banda di bassotti che le zompettano intorno. Ad ogni pezzo, uno stacchetto pubblicitario con due bellimbusti della Listerine, lo sciacqua-bocca al gusto di menta piperita sponsor dell’evento, che muniti di microfono senza audio intrattengono i fotografi e i cameraman, ignari del fatto che i loro suggerimenti non arrivano all’orecchio di nessuno, mentre il parrucchiere, una copia infelice del Corsaro Nero in sovrappeso, e il truccatore dalle movenze di una donnina isterica, ne approfittano per ritoccare il nuovo chiccoso look alla Marilyn del pop, scombussolata dal primo pezzo della scaletta. Il via vai di gente affannata sul palco e’ continuo, tutti lì per accertarsi che la “diva” sia in forma perfetta.
Good Morning America!

Thursday, August 17, 2006

IL TOCCO DEL BAMBU'


Dopo l’esperienza raccapricciante del massaggio cinese

, ho deciso di cambiare salone di bellezza, bando ai suggerimenti della naturopata, decido di optare per qualcosa di meno esotico ma, possibilmente, dove abbiano qualche basilare nozione d’igiene.
Mentre me ne stavo con il naso per aria ad ammirare il “Flatiron” building, rinnovato e lustrato a nuovo, inciampo in un cartello che parla di massaggi, bambù, olii aromatizzati, piacere sfrenato, relax, musica…, così per farmi un bel regalo d’agosto, decido di entrare e chiedere uno dei loro miracolosi trattamenti. Al bancone Brad Pitt ventenne e’ al telefono. Mi vede, sbatte gli occhioni azzurri, e sfoggia una parata di denti bianchissimi. Chiedo qualche informazione sulla “specialità della casa”, il massaggio al bambù e Brad mi dice che e’ una tecnica importata dalla Francia, molto rilassante ed efficace. Francia? Dev’essere un retaggio delle colonie in Indonesia - penso-. Ad Ogni modo sembra che sia l’unico posto in tutti gli Stati Uniti in cui viene praticato, il che mi da’ da pensare.
Al pianterreno, dove si dislocava il settore “barba e capelli”, una parata di gay e vecchie dalla pelle simile alla carta geografica delle Alpi in rilievo, stavano seduti su sedie girevoli plagiati dalle mani di acconciatori eunuchi
L’amico Brad mi conduce al secondo piano, attraverso una maestosa scala dal sapore Liberty, non dimenticandosi, naturalmente, di sfoggiare i suoi denti immacolati e perfetti, frutto di 10 anni di apparecchio ortodontico, per tutto il tragitto. Mi lascia davanti ad una porta e mi dice di entrare e prepararmi.
Entro. Stanza vuota, pareti verde muschio invernale, atmosfera morbida e avvolgente, musica rilassante di sottofondo e temperatura glaciale da stecchire un pinguino. Mi preparo in attesa delle “mani esperte” che dovrebbero sistemarmi le ossa e penso che una termocoperta potrebbe essere un gran bell’ optional assieme ad un punch caldo
Dopo un po’ la porta si apre e compare Nikita, un angelo biondo dalle mani di fata che mi ricorda molto Ivan Drago in abiti da animatore della Valtur. Per tutta la durata del trattamento, Nikita, non dice una parola, intento ad armeggiare con lo stecco di bambù i miei meridiani, eliminando la tensione e regalandomi il tono muscolare di Veronica Campbell
A fine seduta mentre si richiude la porta alle spalle mi dice:
- ho finito -, già, mi sembrava di averlo intuito.
Beh, direi che questa volta e’ andato tutto bene.

Monday, August 14, 2006

SE TUTTO VA BENE, SIAMO ROVINATI


Finalmente e’ arrivata l’estate, quella bella con il cielo terso e la brezza fresca dell’”Atlantico. E’ un bel passeggiare sotto le nuvole leggiadre, evitando la sauna finlandese e riappropriandosi dei propri liquidi. E’ un periodo che istiga alla fiacca e al bighellonare pigro verso il molo 17 per una birra o un tango sotto le stelle. Il popolo a stelle a strisce sembra, però, pensarla diversamente. Con il ghigno da garguglia, si aggirano come dingo rabbiosi a caccia di un gatto da vivisezionare, per smaltire lo stress o di un maestro Zen per sormontare il mal di testa e l’alluce valgo. Sfiancati dall’ondata di caldo che ci ha investiti e dall’opprimente datore di lavoro, dal passato Staliniano, e stimolati dal postulato di Boling: “ se sei di buon umore, non ti preoccupare. Ti passerà”,
trovano sfogo al supermercato, dove si danno alla pazza gioia acquistando arachidi e piatti pronti surgelati, usando il carrello come l’oggetto del potere. Vacanze? Non se ne parla nemmeno.
Il concetto di vacanza non piace all’economia americana, che crede fermamente nello schiavismo e preferisce tenersi una schiera di provati, malconci e scazzati dipendenti, piuttosto che lasciarli partire per sfrenate vacanze a DisneyWorld a stringere la mano a Topolino e infartizzare sullo Space Mountain e vederli tornare, poi, con l’idea che un break ogni tanto fa’ bene alla salute mentale. Sarebbe un attacco terroristico all’azienda, “l’azienda piranha” che riempie il conto in banca del dipendente frustrato, con la speranza che lo prosciughi entro la fine del mese comprando cheeseburger e gadget utilissimi come il cellulare Sanyo Katana color rosa ciliegio in fiore e il telecomando a forma di squalo, un oggetto indispensabile per la sopravvivenza di ogni essere umano e la prosecuzione della specie.
Sono tutti così intenti a godersi la vita che quasi si dimenticano di esistere, soffocando l’allegria davanti ad un colossale Java Chip Frappuccino e mettendosi in coda per un Big Mac al gusto di segatura e di Shell Helix Plus.
La domenica una bella fornitura di patatine fritte, anelli di cipolla fritti e doritos e poi bivacco sul divano trasformato in un accampamento curdo dove vige la regola del rutto libero e si conversa in alfabeto morse emettendo peti lunghi e brevi.
Intanto gli anni passano, la pressione aumenta, l’aorta cede sotto i colpi del Ketchup e l’olio di canola, i fiori di plastica sul tavolino si ingrigiscono per la polvere e la musica eterna dei ristoranti e dei punti vendita finisce per mancanza di energia elettrica.
A sostenere il morale la seconda legge di Crisholm: “Quando tutto va bene, qualcosa andrà male.
E intanto l’estate sta finendo.

Thursday, August 10, 2006

DEAN & DELUCA


Veloce sosta per un caffé da Dean & Deluca.

Mi infilo nella corsia preferenziale caffe’, muffins e simpatia. La gang dietro al bancone ha ben altro da fare che starti a sentire, per cui l’attesa si allunga, mentre una delle ossequiose commesse sta spiegando alla collega come farsi i boccoli alla Shirley Temple. Con una smorfia, che le fa assumere l’espressione di chi ha appena fatto un ictus, la premurosa ragazza prende l’ordinazione. Il tempo di leggere le notizie sul New York Times e il caffé arriva. Mi dirigo al tavolo-solo-posto-in piedi dove la sosia di Whoopi Goldberg sta lavorando una fetta di torta alle carote glassata con la precisione di un chirurgo, riducendola a fettine dello spessore del prosciutto di Parma che gentilmente afferra con due dita mentre le si sbriciolano sulla tunica bianca, lasciandola esterefatta e affamata. Graziosa la giapponesina dalle sembianze di un ectoplasma con taglio assimetrico e confuso, come se fosse inciampata su un decespugliatore che cosparge di zucchero un bicchiere di cubetti di ghiaccio diluito al tè di crisantemi bianchi aromatizzato alla mora cinese.
Dean & Deluca e’ la mecca del cibo europeo, i cui prezzi fanno trasalire. Mette una certa ansia sapere che il mezzo chilo di caffé Hawaiian Kona extra fancy pagato $40 dollari verrà velocemente espulso dall’apparato urinario per mescolarsi a qualche ignobile brand, tipo il caffé Pilon. Insomma, voglio dire, ci si aspetterebbe, almeno, un condotto preferenziale, invece no, tutto finisce nello stesso contenitore.
Non mi sono mai arrischiata a controllare i prezzi nel reparto ortofrutta ma ho notato che ci sono sempre degli aitanti gladiatori che sorvegliano sui pomodori gialli e l’uva champagne. Mentre la musica classica in sottofondo diffonde nei cervelli teneri la serenità di Mozart e Chopin, la clientela vaga con il carrello pieno e lo sguardo assorto tra i biscotti della Moldavia e la marmellata al mirtillo selvaggio dell’Alpi di Susi, dimenticandosi completamente dello scoperto in banca. Sono tutti contenti, inebriati dal profumo del gorgonzola dolce e il pecorino sardo, anche il viados in abiti da beduino e cappello da cow-boy che sniffa le rose dal display alla ricerca di un po’ del romanticismo perduto, tranne i mastini al banco dei salumi, quelli mai, loro si lisciano i canini con la carta vetrata, specialmente il buzzurro con gli occhialetti da mefisto che risponde con dei ruggiti alle richieste dei clienti. Non e’ chiaro se una fetta di sopressa della Val Camonica gli e’ andata per traverso o gli si sono arrotolate le corde vocali attorno all’ugola mentre cantava sotto la doccia.
Intanto, in piedi, con il naso sulle vetrate che guardano Broadway, i turisti mangiano sushi, abbellito da foglie di plastica.

Tuesday, August 08, 2006

VICINI DI CASA COL PEDIGREE 2 : L’IRONIA DELLA SORTE CONTINUA.


A grande richiesta alcuni aggiornamenti sui miei adorabili vicini di casa.


Oramai la possibilità di vederli partire per le vacanze si fa’ sempre più remota. Preferendo l’afa stagnante della città alla brezza marina, sembra che continueranno ad allietare le mie giornate con la loro carica di vitalità.
Inizio col darvi una tragica notizia: il violinista virtuoso se n’e’ andato, sostituito da una ballerina di liscio con i capelli color “tramonto sul Bosforo” che per arrotondare lavora al telaio tutta la notte creando gonnellini hawaiani da inviare a Reykjavík. Prima di trasferirsi, lui il violinista, ha lavorato infaticabile su di un nuovo repertorio: tutti i pezzi di Cristina D’Avena che esegue alla fermata della metropolitana di Harlem.
Al piano di sopra, hanno deciso di adottare gli zoccoli olandesi con tacco in acciaio, con i quali si esibiscono in serate danzanti sul parquet che spaziano dal flamenco al tip-tap, lasciando le prime ore del mattino ai party rave.
La frotta di canidi invecchia e con l’avanzare dell’età’ i problemi di incontinenza si fanno vedere e sentire, soprattutto nell’ascensore dove l’odore acido della minzione si mescola all’alitosi della coppia che abita all’ultimo piano. Un duo, il cui alito può essere tranquillamente catalogato tra le armi chimiche di distruzione di massa.
Immagini dai toni popolari arrivano dall’anziana che va a fare la spesa in camicia da notte e berretto da baseball, un’abbinata raffinata per matinee’ al supermercato.
Al piano di sotto, la giovane coppia di neo-sposi non ha esitato un attimo nell’installare un poderoso impianto Digital Theatre System-Es con 25+25 casse da 8000 watt, back surround e top surround, che una volta acceso, ha gli stessi effetti di un terremoto del 12 ° grado della scala Richter.
Al pomeriggio, quando lui, stremato da una mattina passata tra il letto e qualche breve escursione con lo skateboard o la mountain bike, mi godo il sonoro dell’intera serie di Star Trek e Star Wars, una bombardata ininterrotta di accattivanti incursione sonore che ricreano le atmosfere dell’attacco all’Iraq.
Direi che stanno tutti proprio bene. Nonostante la canicola, ce la mettono tutta per mantenersi energici e dinamici, sbattendo le tovaglie con i resti degli ultimi 20 pasti dalla finestra, cucinando le carcasse di pennuti in avanzato stato di decomposizione e naturalmente scegliendo la migliore musica del momento, come colonna sonora dell’estate.

Monday, August 07, 2006

A FIOR DI PELLE


Liberati i corpi dalle armature invernali, dai cappelli di peluche con il paraorecchie e i guanti norvegesi, i newyorkesi si aggirano per le strade mostrando bicipiti, polpacci e fisici infelici. Comitive di tisici troll pelosi, con lo sguardo da sciacallo alcolizzato, si uniscono a orde di adiposi con l’alito pesante per onorare Fellini e donarci qualche pietosa scena da "La Dolce Vita”

, tra le fontane cittadine. Muniti di coca-cola formato ciclope, per rimpiazzare i liquidi persi durante le galoppate fra i grattacieli con la temperatura di mercurio, si aggirano per la città, esibendo dettagliati murales cutanei che sbucano prepotentemente da sotto la canottiera e i bermuda. Rapper megalomani, serial-killer in gita di piacere, ammorbanti soggetti che sanno di sterco di cammello, malvagi manager tagliatori di teste, uniti sotto lo stesso comun denominatore: un’esposizione molto privata di opere d’arte.

Ora, ci tengo veramente a precisare che non osteggio il tatuaggio

, ci mancherebbe, trovo, anzi, che sia un veicolo di espressione personale e un modo per sovvenzionare gli artisti falliti. Un segno distintivo o per ricordare, quasi come un nodo al fazzoletto, oppure per sottolineare una passione. Ad esempio, sono sicura che la tale con cui ho condiviso un tavolo mentre facevo colazione, una che sembrava avesse una coda di cavallo in saggina, ha un debole per la bicicletta, dal momento che si e’ fatta tatuare una mountain bike con forcella ammortizzata e cambio shimano sull’avambraccio.
Ad ogni modo, dicevo, uomini e donne, giovani e attempati, sfortunatamente per via della calura, si sono levati i veli e hanno esposto al pubblico dei variopinti tappeti persiani, roba da far invidia a Travis Barker.
Voi direte che cosa c’e’ di strano? Insomma, si sa, la moda dei tatuaggi e’ in giro da un bel po’. Certo, verissimo ma quello che ho notato e ha dato una sferzata di vitalità alla congrega di neuroni in vacanza, non e’ tanto il tatuaggio di per sé stesso, no, e nemmeno il diffondersi dell’epidemia presto e ratto, quanto la popolazione eterogenea che ne e' colpita. La neo-mamma che se ne va in giro a fare shopping a Soho, mentre il lattante rigurgita la poppata sulla sua spalla ricoperta dalla testa di un mefistofelico cobra in fase d’attacco che si snoda attorno al suo braccio, provato dalla gravidanza, per finire a scodinzolare sul suo gomito, non si abbina con il completo di Prada. Insomma, da una tipa così, mi sarei aspettata la solita farfallina svolazzante sul seno destro. Ci troviamo davanti al cittadino al di sopra di ogni sospetto, il vocalist dei Gospel domenicali, lo snob paffuto e molesto, l’arrogante milady con le ciglia finte, il bifolco con la laurea “on line”, presentatisi nello studio del maestro tatuatore in serio stato di ebbrezza, con tasso alcolico in grado di cancellare temporaneamente le facoltà intellettive.

Saturday, August 05, 2006

ANCORA MARE


Ciao a tutti oggi pubblico una breve storiella che un amico, anche lui italiano in trasferta, mi ha inviato con annessa foto. Un altro spaccato della societa' americana al mare.

Sono sopravvissuto all'ondata di calore bestiale che ha investito Nuova Yorke e dintorni, (l'afa torrida s'è attenuata il giorno stesso in cui ho preso a prestito un condizionatore).

La moglie è in vacanza nell'Arcipelago Toscano, i figli sono in un resort ai Caraibi, io invece di ferie quast'anno nisba, neache pensarci (altrimenti l'economia chi la sostiene?). Però mi son detto: sabato andiamo almeno a cercare un po' di refrigerio al mare, se non le ferie almeno “♪♫ ... una giornata al mare, are, are, voglia di remare, are, are ... ♫♪”. Avrei finalmente nuotato nell'Atlantico Occidentale, un'esperienza che ancora mi mancava.

Googleando in Internet ho identificato la Playland di Rye, NY, come uno dei pochi siti (se non l'unico) con spiaggia e piscina nella circostante contea di Westchester, il cui accesso non sia riservato solo a chi è contemporaneamente (i) residente nel locale villaggio e (ii) socio pagante di qualche esclusivo country club con iperbolica quota d'iscrizione annuale. Trattasi di sfigata spiaggetta semiartificiale estendetesi per svariate decine di metri (il resto è off-limits), annessa a un mega-parco divertimenti con montagne russe e tutto quanto.

“Leisurely stroll on the Boardwalk and enjoy the magnificent view of the Long Island Sound, take a dip in the pool or cool off at the Beach ...”: nella pubblicità non li batte nessuno, 'sti Americani!

Giungendo di buon'ora, con ombrellone e sdraio presi a nolo, mi sono subito avventurato verso i flutti; cioè verso il rettangolo di circa 200 metri quadrati che l'unico posto in cui sia consentito entrare in acqua.

Qui la prima sorpresa: la superfice dell'acqua è ornata da un velo iridescente! Ho formulato tre ipotesi circa l'origine di tale irdescenza:

(i) Idrocarburi dai risciacqui delle cisterne delle superpetroliere che transitano poco distante verso i depositi del New Jersey.

(ii) Essudazioni sebacee dalla moltitudine di grassoni di ogni età, sesso, e colore, che affolla metà dei suddetti 200 metri quadri (l'altra metà, quella verso l'oceano aperto cioè dove non si tocca, è deserta).

(iii) Lozioni solari rilasciate dai corpi dei grassoni di cui sopra e dissolte nell'acqua.

Mi sono ottimisticamente persuaso che doveva essere il caso (iii), il che si sarebbe tradotto perfino in un beneficio per me; eh si, perchè lozioni solari io non ne avevo sottomano, quelle di famiglia essendo state tutte dirottate verso il Tirreno o i Caraibi.

La seconda sorpresa è che l'acqua, benchè alquanto torbida, ha la stessa temperatura di quella che sgorga cristallina da una sorgente alpina. Dev'essere ancora sfuggito agli oceanografi che (certo a causa del riscaldamento globale e delle altre catastrofi ambientali che ci stiamo tirando addosso), in controtendenza alla Corrente del Golfo, un rivoletto di corrente oceanica di profondità ha preso a scorrere giù dall'Ultima Thule nel Profondo Nord dell'Artico Groenlandese, ed emerge e va a morire proprio nella baietta della spiaggia di Playland a Rye.

Tra le innumerevoli restrizioni e limiti che ogni genere di auto-proclamata autorità, locale e non, ci infigge con regolamenti, ordinanze, decreti, e firmani in questa sedicente Culla della Libertà, ne ho vista oggi una che sulle prime m'ha colto di sorpresa: vietato usare fischietti in spiaggia. Poi ho capito: il monopolio dell'uso dei fischietti è riservato ai bagnini di salvamento che, appollaiati in cima ai loro trespoli, usano ininterrottamente il loro privilegio, per richiamare all'ordine i criminali che tentano di entrare in acqua al di fuori della striscetta prescritta; i quali trasgressori sembra che in genere se ne freghino altamente, a giudicare dal continuo allegrio trillio.

Bisogna però accedere alla retrostante piscina per rendersi davvero conto (e toccare con mano, oserei dire) che New York è una metropoli di quindici milioni d'abitanti. Infatti sembra che siano quasi tutti li, nella vasca natatoria. Oddio, chiamarla “natatoria” è improprio: nuotarvi è impossibile, giacchè a ogni bracciata si cozzerebbe contro la circostante muraglia umana. A parte questo, e a parte il leggero inesplicabile odore di orina che aleggia sulla banchina (nell'acqua è probabilmente soffocato da quello del cloro), questa piscina non sarebbe malaccio.

Comunque, qualche cosa ho rimediato da questa giornata al mare: una bella scottatura solare, così lunedì in ufficio potrò dire “c'ero anch'io (al mare)”. E questo dimostra che l'iridescenza non era causata da lozioni solari disciolte.

Dall'inviato speciale a Playland di Rye: Roberto

Thursday, August 03, 2006

POSTICCI DIVINI


Che fatica mantenere il passo con la moda! Ogni giorno si inventano qualche altra diavoleria ma bisogna seguire le tendenze, bisogna essere aggiornati, bisogna mantenersi freschi, vitali e sensuali ad ogni costo magari con qualche debituccio qui e lì, un leasing, un mutuo ipotecario, un prestito fiduciario e uno cambializzato. Non ci si può permettere di perdere il look giusto, no, no e ché scherziamo!
Per esempio l’ultima novità per i capelli, originatasi fra le dive di Hollywood, che si sta diffondendo a macchia d’olio, e’ l’estensione “benedetta”.
Di che cosa si tratta? Ve lo spiego. Stanche dei posticci sintetici o veri ma dozzinali, annoiate da una vita materiale e terrestre priva di aurea celestiale, le star hanno scoperto come beatificarsi e aspirare alla vita ascetica, semplicemente usando le estensioni create con i capelli delle “vergini Indiane” che sacrificano le loro chiome alla Dea Vishnu in cambio di salute e felicità. Ogni giorno circa 4000 vergini sono in fila davanti al tempio di Dirupati, in attesa di essere rasate, ignare del fatto che la fluente chioma, anziché venire offerta alla Dea per onorarla, sara’ venduta al miglior offerente dagli astuti bonzi del tempio. Le ciocche di capelli “immacolati” sono diventate subito un must, tant’e’ vero che si e’ sviluppato un fiorente e renumerativo mercato nero attorno al business che e’ andato ad intaccare la “verginità” del posticcio. In molti casi, infatti, i capelli vengono estorti per pochi dime a donne la cui famiglia sta letteralmente morendo di fame.
Tra le dive che hanno già adottato la “chioma mistica”, secondo il Daily News, ci sono Halle Berry, Victoria Beckham, Gwyneth Paltrow e Jennifer Lopez. Il costo medio dell’operazione e’ di circa $ 3000 dollari, soldi veramente ben spesi e soprattutto con la coscienza pulita, di chi sa che la capigliatura divina e’ il frutto del saccheggio dell’anima delle inconsapevoli ragazze votate all’induismo

Wednesday, August 02, 2006

HAPPY BIRTHDAY


Oggi 2 agosto 2006, in questo meridiano, il sole sorge alle 5.54 e tramonta alle 20.10 e continua a fare un caldo infernale. La luna, al primo quarto, entra in congiunzione con Giove. Vega, nella prima parte della notte si trova prossima allo Zenit. Dal 29 gennaio ci troviamo incastrati fino al 17 febbraio del 2007 nell’anno del cane, mentre secondo l’oroscopo celtico i nostri destini sono legati all’albero del cipresso e come se non bastasse oggi si festeggia Sant’Eusebio.
“Diario semi-serio di un ex manager ritiratasi a NY” compie un anno e ringrazia voi tutti per le 10.236 visite e i numerosi commenti lasciati.
Il viaggio satirico nella Grande Mela continua, con personaggi sempre nuovi e suggestivi e rocambolesche avventure ambientate all’interno della città che non dorme mai, coscienti del fatto che “chi dorme piglia sonniferi” e “un hamburger al giorno rende obesi”
HAPPY BIRTHDAY!