CANI TITOLATI
Ebbene si, c’e’ chi ha il gusto dell’orrido. E’ il caso di una tizia di Santa Barbara, California che per sei anni si e’ tenuta in casa un piccolo mostro: Sam il cane calvo, un terribile incrocio tra un pipistrello, un’iguana e E.T..
Per il suo aspetto repellente, Sam il cane abominevole, e’ diventato una vera Star dello Showbusiness e ha incontrato personaggi del calibro di Donald Trump e soggiornato in lussuosi Hotel con vista panoramica, peccato che fosse cieco! Per tre anni consecutivi, Sam ha vinto il concorso per “il cane più brutto del mondo”, un vero record, e qualche giorno prima che la morte sopraggiungesse era stato programmato per un documentario sulle speci più brutte al mondo. Un bel risultato!
Ma vediamo come e’ stato descritto dalla stampa durante le prove del concorso “il cane più brutto del mondo”.
“ Il minuscolo cane non ha pelo eccetto qualche ciuffo giallo-bianco che spunta dalla testa. La pelle e’ tutta una grinza ed e’ coperta da chiazze, il muso e’ foderato da una serie di escrescenze e dal collo avvizzito scende una falda di pelle morta. Sam e’ cieco e gli occhi sono coperti da una lattiginosa sostanza bianca che lo rende simile ad un alien. Per non parlare dei denti alla Austin Powers.
E così brutto che anche la giuria ha indietreggiato per il disgusto quando e’ stato portato al tavolo per la valutazione."
La proprietaria, ha anche affermato che era abituata a dormire con Sam e per sentire meno la mancanza dopo la sua morte, avvenuta a metà Novembre, dorme con uno dei suoi giocattoli preferiti. Non e’ tenero tutto ciò? Una commovente trasposizione in chiave moderna della fiaba “La bella e la bestia”
Io darei un premio anche alla proprietaria per essere riuscita ad addormentarsi ed a evitare terribili incubi in questi sei anni di condivisione del letto con “la cosa”.
Ci si augura che Sam non abbia avuto la possibilità di riprodursi creando una stirpe simile a lui. Potrebbe, però, essere un buono spunto per un film del tipo “La Stirpe maledetta” o “L’invasione dei cani-zombie.
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