ARTISTI DI STRADA
Il week-end a West Broadway e’ un brulicare di artisti di strada, veri e fasulli, bravi e ciarlatani.
Pittori, scultori e truffatori espongono le loro opere d’arte o manufatti dall’originalità’ vaga, su bancarelle e cavalletti aspettando l’acquirente.
Nel labirinto di suoni, voci e falsi, passeggiando tra Houston e Broome, i ciurmatori sbucano da dietro l'angolo come magiche presenze per proporti un pezzo d’arte a buon prezzo.
Mai fidarsi di costoro! I veri artisti sono timidi e non sono dei bravi promotori. Qui, Signori miei, non si tratta di falsari ma di veri e propri copisti. Già avete capito bene, gente che esegue le fotocopie dei propri dipinti e fotografie o di qualcuno molto più famoso e li vende, confidandoti, però, che le copie sono numerate. Ah, beh! I protagonisti arrivano soprattutto dal Sud America, Cina, Giappone oltre che dagli States e portano il loro bagaglio di cultura e intrattenimento dando vita ad un caleidoscopico spettacolo che durante questi due giorni non cambia per niente.
Ma veniamo ai dettagli.
C’e’ chi, per esempio, e’ specializzato nel ritrarre muffins, pretzel e biscotti glassati a tinte, per usare un eufemismo, shockanti o chi trasferisce su tela con stampante laser i dipinti di Frieda Kahlo e propone altri oggetti di culto riguardanti la pittrice messicana.
Il soggetto più interessante e intrigante in questo panorama kitch e policromo, e’ il mozzo-pittore, un cinese di età non meglio definita che da un anno a questa parte espone il suo unico, originale capolavoro: “Ore 10 calma piatta con nave all’orizzonte”. Un dipinto di piccole dimensioni dai toni misurati e ampio sfoggio di valori inespressivi in senso patetico e universale che suscitano nello spettatore uno stato emozionale equivalente allo zero e un senso di perplessita’ sul perché un essere umano con le capacità artistiche di un lombrico investa il tempo a sua disposizione nel creare banalità e le porti pure in piazza anziché tenersele in casa per soddisfare il suo ego.
Intanto, lui il cinese-mozzo, aspetta fiducioso sulla sua seggiolina pieghevole in attesa di un anonimo interessato.
La nota folk in questo mercatino, tra il serio e il faceto, e’ data dallo strimpellatore di chitarra, suonato come un pugile, che dipinge teste di cavalli su magliette vecchie e logore, il vero animatore della kermesse, l’unico autentico surrogato dell’yeppi anni ’70.
Ma in questa girandola illusoria e inattendibile c’e’ anche chi e’ autentico e in cerca di fortuna. Guchy, per esempio, era un ragazzo giapponese venuto a New York in cerca di ispirazione e vibrazioni positive, rimasto incastrato in una delle tante eventualità che la vita ti può riservare. Per calarsi di più nell’ambiente bohemien e concentrarsi nella sua attività di pittore surrealista a tempo pieno, Guchy aveva lasciato la sua girl-friend e si apprestava ad allargare i suoi orizzonti quando, una settimana dopo, la donzella si rifaceva viva, comunicandogli di essere in cinta e, siccome il destino la sa lunga in fatto di scherzi, non di uno, bensì di due gemelli di sesso ancora indefinito.
Da quel giorno Guchy non si e’ più visto. Chissà che fine ha fatto, probabilmente sta cambiando pannolini in una stamberga di Harlem.
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