CENE SEGRETE
Venerdì sera sono riuscita ad intrufolarmi in una cena segretissima, roba tipo massoneria. Una specie di club privato che ha come obiettivo principale l’attentato alla salute e sostiene un programma unitario e democratico che si basa su alcuni punti fondamentali:
*mangiare
*bere
*mangiare
*bere
A quanto ho saputo, in precedenza era stata inviata a tutti i soci un’ email segretissima in cui erano stati comunicati il tema, il menù e la parola d’ordine. Sconosciuta la location, comunicata un’ora prima dell’ora X dal socio organizzatore
Il tema era: “La cena del Mandarino”, ovvero come morire ingozzandosi di pesce crudo e pietanze in agrodolce assumendo la tipica colorazione del mandarino. Sorvolo sul menù che potrebbe darvi problemi digestivi solo leggendolo.
Inizio col dirvi che la parola d’ordine mi ha creato qualche problemino. Durante tutto il tragitto in metropolitana avevo sollecitato i miei neuroni, in letargo da ottobre, a trovare l’associazione giusta per ricordarmela e dopo uno sforzo celebrale epico, lo scollegamento di alcune sinapsi e l’affaticamento da stress di alcuni reparti di cellule celebrali, ero giunta alla conclusione che Fiorello poteva aiutarmi. Quando e’ stato il momento di sussurrare: “Mr Lee likes Karaoke”, non c’e’ stato verso, Fiorello era completamente svanito dalla mia mente e sono stata bloccata all’entrata da una cinese con l’espressione di un rottweiler a cui non danno da mangiare da un mese che con l’accento di una che ha una patata cruda incastrata nella gola mi dice:
- “There’s no party here!”
Dopo un giro di telefonate, che mi e’ costato una fortuna, un tipo bassetto, con la giacca e la cravatta, ha detto al rottweiler di lasciarmi passare e cosi’ sono stata scortata nei sotterranei del locale attraverso un corridoio con una serie di porte chiuse dalle quali uscivano schiamazzi e cantate, la cui intonazione era simile a quella di un gruppo di alpini del Cadore all’Oktoberfest. Finalmente, il mio accompagnatore ha aperto una porta scorrevole in stile Liberty alla fine del corridoio e sono apparse le facce allegre dei soci che avevano aderito alla serata, seduti attorno una tavola rotonda, in stile Re Artu’ e i cavalieri dell’omonima tavola. Le pareti della stanzetta erano foderate da pannelli di legno spessi e imbullonati con borchie esagonali dalle dimensioni di un pneumatico Goodyear modello Hyndragrip 15”, forse per evitare il diffondersi delle urla di chi sta morendo dopo aver ingurgitato abbastanza cibo da sfamare l’intera popolazione della Somalia e del Niger messi insieme. Un cristallo girevole al centro della tavolata aiutava i commensali a servirsi da soli.
La cena, come vi dicevo, era dedicata alla cucina tradizionale cinese, a metà tra un revival mazziniano e “la grande abbuffata”. Una cena realizzata rigorosamente secondo i sani principi della tradizione cinese dove vige la regola: “si mangia tutto, commestibile e non”. Mi sono, perciò ritrovata ad addentare alcune frattaglie, tra cui pelle d’oca nana, escrescenze di maiale e la lingua dell’anatra catturata in un particolare momento, cioè prima di imprecare: “Ma va fa’nnn…”
La conversazione, tra una portata e l’altra, e’ stata molto piacevole e si e’ spostata dalla somiglianza tra Stalin e Saddam Hussein alla collezione di scarpe di Imelda Marcos.
L’argomento “cult” e il più gettonato e’ stato, però la “Bela Italia”.
Tutto sommato una bella serata e una gran esperienza per il palato un po’ meno per lo stomaco che ha sofferto un po’ per i sapori, per così dire, “diversi”.
2 Comments:
Eh eh, ma la cosa più sconvogente è immaginare come tu possa essere rimasta invischiata in un giro del genere ;)
Beh, l'amico di una mia amica conosce un tizio...Un giro lungo di amicizie mi ha fatto approdare al club dei buongustai.
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