Sunday, October 22, 2006

STUDI ANTROPOLOGICI A CARATTERE COGNITIVO


Io l’ho già visto quel tipo. Sì, quello con il cappello da baseball alla rovescia e le orecchie da tapiro. Chissà dove? Chissà quando?
Ogni giorno mi sfilano davanti agli occhi migliaia di facce, una diversa dall’altra, capite? Mai una faccia che sia uguale a una di quelle che ho visto il giorno prima. Terribile, no? Mi fa quasi impressione ricordarmelo. Uscire e continuare a vedere facce anonime. Tutto ciò esprime un concetto chiaro che offre una vaga idea del numero degli abitanti di questa città, compresi i clandestini di cui non esiste traccia cartacea ma si sa che sono in circolazione, visti i rifiuti che producono.
Il miglior punto d’osservazione sotto l’aspetto antropologico, e’ il treno. Qui, in questi meandri, roventi d’estate e glaciali d’inverno, e’ possibile portare avanti ricerche e studi comparati su gruppi etnici in via d’estinzione, società primitive e popolazione barbariche moderne, evincendone i caratteri morfologici e fisiologici nonché alterazioni psichiche e tratti somatici criminali.
Seduti sui sedili di plastica rigida, e’ possibile esaminare migliaia di soggetti al giorno, quasi tutti uniti da un unico comun denominatore: l’espressione annacquata dal martirio esistenziale.
Oh, oh, oh, qui vicino a me c’e un esempio di etnia, ormai, scomparsa, infatti, il soggetto ha gli occhi chiusi e non si muove. Si tratta probabilmente di individuo mummificato e lasciato sul treno come reperto storico che documenta l’esistenza dei Sioux. Toro seduto ha un pizzetto frastagliato che sventola ogniqualvolta le porte automatiche si aprono. Si tratta di alcuni peli radi, ritti sul mento, probabilmente dovuti all’opera di manutenzione scarna e con budget limitato. E poi quel naso…Un naso intrigante, nel senso dimensionale. Un orpello enorme e butterato, buttato lì a casaccio, senza tener conto della simmetria. Un’opera buffa, firmata: “Natura Matrigna”.
E che dire della tipa arruffatissima con i capelli color giallo canarino e gli occhi bianchi? Li rotea intorno per scrutare e sembra che nelle orbite ci sia solo un incurabile vuoto cosmico.
Ora, capisco che potreste puntarmi addosso un “J’accuse” e considerare queste righe come uno sfoggio di sfrontata insolenza ma se non avete mai preso il treno a New York beh, prendetelo… come un racconto realista, un po’ alla Emile Zola, ecco.
Oggi e’ pure un giorno fortunato. Ho beccato il vagone hardcore. Due lesbiche in stato di lussuria avanzato, sono in piena attività di scoperta del corpo umano. In confronto la protagonista di “Gola profonda” sembra Heidi. Girano sguardi pieni di anticipazione che tendono all’estasi perversa.
- Uhm, ma a cosa serve questa robina qua?
Ammazza che lingue! La stessa velocità di rotazione di un Black Decker KD350RE.
Eh, eh, adesso arriva il bello. Dopo 5 minuti di focoso riscaldamento, prende quota la contraddizione da metropolis e si raggiunge il climax: un Harem al completo si e’ appena infilato in carrozza. Le donne in burka spiano le grandi manovre con rapidi movimenti degli occhi, carichi di tacite emozioni. L’apoteosi del dramma sociale. L’incontro tra il più profondo integralismo e la più eccessiva trasgressione. Che combustione! Roba da Big Apple. Intanto c’e’ chi si annoia e invade il campo visivo altrui con sbadigli infiniti, simili a irrispettosi buchi neri.

8 Comments:

Blogger francesca said...

anch'io sono profondamnete turbata dalla gente sempre diversa che si incontra sul quotidiano tragitto.

devi dire che anche le metro di milano offrono spettacoli stravaganti..

per fortuna non la prendo quasi mai ^_^

7:19 PM  
Anonymous Anonymous said...

Fra due lesbiche intente ad esplorare le rispettive cavità oro-dentarie, e una allegra famigliola burqadotata non so davvero cosa mi annoierebbe di più. Sono, in fondo, due facce opposte della stessa trasgressione. Dove il burqa rompe con le regole del mondo occidentale, violando il principio della riconoscibilità. L'ostentazione della omosessualità, invece, sfregia solo apparntemente il falso perbenismo, considerato il non luogo rappresentato da un mezzo di trasporto multietnico-socio-culturale.

6:40 AM  
Anonymous Anonymous said...

Sia benedetto (non nel senso sedicesimo...) chi tra uno sbadiglio e l'altro riesce a raccontare a colori quello che per molti sarebbe solo uno spostamento, mentre così è un viaggio.

8:24 AM  
Anonymous Anonymous said...

Immagino che chi viva a New York City sia chiaramente abituato alle forzate estremità dei personaggi che la popolano. Le burkose indossano il burka e stanno bene con loro stesse e sanno di essere accettate dagli altri, mentre le lesbiche sono loro stesse e sanno di essere accettate dagli altri altrettanto. Per loro subentra il discorso "gradimenti di atti osceni in luogo pubblico" quindi potrebbero essere più fuori luogo queste ultime, ma lasciando stare questa cosa, la cosa bella, è che in entrambi i casi ognuno non si fa problemi ad essere quello che vuole essere, dove ad esempio in Italia entrambi sarebbero "fuori dal lecito" ed "inaccettabili". Viva New York, se ci sono più persone felici e meno persone che si fanno i cazzi degli altri.

11:01 AM  
Anonymous Anonymous said...

Vedere ogni giorno facce diverse fa sì che non ti accadano dei flash mentali allucinanti.
Piccolo esmepio.
L'altro giorno al supermercato ho incrociato lo sguardo di un ragazzo.
Per un secondo abbiamo avuto l'impressione di conoscerci.
Poi ci ho pensato per un bel po'. "Ma dove l'ho visto? Ma lo conosco? Ma che figura avrò fatto".
Infine (giorni dopo) la rivelaziona: "Aaaaaaah, lo vedevo sempre alla stazione quando prendevo il treno per Milano!!!!" (io e lui sempre negli stessi punti della banchina).
Scusa la prolissità, oggi va così :-)

2:33 PM  
Blogger Nikita said...

francesca: il comun denominatore delle grandi metropoli: Milano, Londra, New York...cambia ben poco in fatto di facce.
mago: che dire? A volte penso che la trasgressione sia prodotta dalla noia di ego giganteschi.
masso: viaggiare e' anche scoprire, no?
oby: e' assolutamente vero che (citando Vasco): ognuno in fondo perso Dentro i fatti suoi.
In quanto alla felicita', mi vengono sempre dei dubbi, guardando le facce e la quantita' di corsi su: " come essere felici".
felson: a me, a volte, capita il contrario. Vedendo talmente tante facce ogni giorno, talvolta mi convinco di averne intravista una che conosco (esistono le somiglianze) poi dopo aver abbozzatto un mezzo sorriso, lo tronco subito.

3:27 PM  
Anonymous Anonymous said...

dove vivo io se vediamo una faccia nuova a settimana si torna a casa felici con la consapevolezza di non essere soli a questo mondo.

le due lesbiche che limonano duro, osservate da castissime (almeno nelle azioni, se non nelle intenzioni) donne in burqa è una scena incredibilis. l'hai descritta con rara maestria.

a presto

9:02 AM  
Blogger Nikita said...

el nino: grazie! Alla prossima avventura.

9:55 AM  

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