Wednesday, June 21, 2006

A SPASSO COL TAXI


Da quando uso il taxi, ho cominciato a dubitare del fatto che il rally potrebbe essere uno sport da prendere in considerazione.
Specialmente di notte gli “yellow cab” si incolonnano ai semafori come se fossero sulla griglia di partenza del circuito di Imola in attesa del semaforo verde. Poiché la partenza e’ un momento importantissimo e può compromettere tutta la gara, il taxi-driver di turno cerca di avvantaggiarsi, avanzando di qualche millimetro per assicurarsi di essere il primo a decollare. Durante il Gran Premio, che si disputa principalmente sulle avenue a quattro corsie, l’obiettivo e’ uno solo: sorpassare.
Per trarre vantaggio dall’effetto scia, il conducente, che pensa di essere un riuscitissimo esperimento genetico di clonazione mista tra Gilles Villeneuve e uno scugnizzo napoletano, si piazza nella zona risucchio, nella quale oltre al brivido da pista ci si può assicurare della qualità dei gas di scarico del mezzo che precede. Usciti dalla traiettoria con una precisa e delicata manovra, dall’effetto lifting facciale sul passeggero, ci si lancia all’inseguimento di altri automezzi per non creare vuoti adrenalinici e mantenere il ritmo cardiaco a livello di cardiopalmo.
Il tragitto, da un punto all’altro della città, e’ ricco di suggestioni e riflessioni insieme, che spesso sfociano in domande del tipo: riuscirò a riportare le ossa a casa con la stessa allocazione in cui si trovavano prima di salire sulla vettura?
Tra un baluccicare di luci al neon e i ruggiti di feroci clacson, la gita continua offrendo, anche, bellissimi scorci dal finestrino fatti di umanità sfacciata che tenta di invadere le strisce pedonali prima che scatti il semaforo rosso, alimentando così il nervosismo del tizio alla guida già dotato di rassicuranti occhi in cui brilla il fuoco sacro della follia che si riflettono sullo specchietto retrovisore.
Un dettaglio incoraggiante e’ dato dal fatto che durante tutta la gara, taxi-driver non smette mai di parlare al telefono tramite auricolare biogenetico, come se fosse in costante contatto con i box. Naturalmente le conversazioni si svolgono tutte in lingue tipo il Birmano antico o l’Ugrofinnico, talvolta in Zulu rendendo la permanenza sulla vettura, veramente rilassante e piacevole.

9 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Ahahahaha povera Nikità^^
e mi raccomando di non sboccare nel taxi sennò il taxi-driver ti manda a casa la mafia belngalese...
In giappone guidano molto zen(anche troppo lenti.
Arredano i taxi a mò di vecchietta con tendine bianche di pizzo e centrini poggia testa sennò i clienti consumanoe sporcano la tappezzeria.
L'unica fissa che haoo i taxi-driver gnappunesi sono le portiere del l'auto che si chiudono automaticamente e guai a facilitale manualmente tale evento anch'esso zen(la chiusura sportelli) ti mandano la yakuza a casa ^_-

4:06 AM  
Anonymous Anonymous said...

io ho vissuto attimi di autentico terrore ogni volta che a Bangkok mi è capitato di prendere un tuc-tuc (tipo ape ma MOLTO più veloce), gli autisti sono degli autentici pazzi sclerati, vanno a manetta tra le auto e tu seduto dietro preghi........

9:41 AM  
Anonymous Anonymous said...

Ce l'hai con me?

12:41 PM  
Anonymous Anonymous said...

hihihihi!
a proposito di taxi, provate questo giochino!!

http://www.entertainmentanytime.com/

buona giornata a tutti!

6:01 PM  
Anonymous Anonymous said...

Puntualizziamo: non esiste un linguaggio Ugro-Finnico (guai a dire a un finlandese che parla la stessa lingua di un turco!)
Credo che l'idoma parlato dalla maggior parte dei taxisti della Grande Mela sia il Creolo di Haiti (che adesso qualcuno pretende essere una lingua per davvero, anzicche` un dialettaccio del francese).
Comunque, provate a salire su un taxi (voglio dire, un triciclo o Lapino, come lo chiamano in Toscana) a Bangalore o altrove in India, e mi saprete dire: altro che Bang-cock, Istambul, o Napoli!

7:40 PM  
Blogger Nikita said...

sitril: come mi piacerebbe provare il taxi-driver zen!
jessica: a chi lo dici! Sti tizi con le velleita' da pilota. Bah!
felson: perche'? Sei un taxista che parla ugrofinnico?
francesca: vado subito a provarlo.
roberto: da come ce lo presenti immagino sia come andare sulle montagne russe.

Ciao, buona giornata o serata ...a tutti.

11:01 PM  
Anonymous Anonymous said...

Ma no, facevo un po' il De Niro (in Taxi Driver, ovviamente)...

12:42 PM  
Anonymous Anonymous said...

puntualizziamo:
in toscana cioè a casa mia il triciclo viene chamato anche ape.
quindi come hai detto tu l'apino ma si scrive così.....però ti giuro che si usa più spesso la parola ape sai...non capisco il perchè ma è un mezzo che va incredibilmente di moda tra i giovani di montecatini...mah...

7:38 PM  
Anonymous Anonymous said...

Ma vogliamo parlare dei taxisti losangelini che non conoscono le strade? Quante volte sono salita su un taxi a sunset blvd chiedendo di andare alla UCLA (sto parlando di una delle strade + famose del mondo, che dista 10 min da una università grande quanto TUTTO il centro di Milano) e loro nn volevano farmi neanche salire perché non avevano idea di dove fosse?

Annina

11:50 AM  

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