A CENA CON GLI AMICI
E’ sabato sera, si va a cena fuori. Gli amici, praticamente uno, gli altri vanno al traino, gente comune che ho incontrato anni fa’ ad una cena di Natale con bufera incorporata. Forse qualche altro, mai conosciuto, mai visto prima. Si vedrà. Qui la gente tira dei pacchi sensazionali. Qualcuno ha prenotato, sembra, in un locale dell’East Village. Appureremo. Quando arriviamo al luogo designato, non c’e’ ancora nessuno e il locale scelto non esiste più, chiuso, sbarrato. E’ facile dedurre, a questo punto, che nessuno aveva prenotato. Dopo un po’, gli altri componenti della serata cominciano ad arrivare. La simpatica donzella che aveva segnalato il locale e mentito sulla prenotazione, sghignazza come una gallina a cui hanno rubato la covata, dimostrando tutta la sua sagacia. Bene, adesso viene il bello, dove si va?
Un tizio con lo sguardo da spia del KGB propone un’alternativa. Lo seguiamo. Il menù non esalta ma, ehy, non e’ nemmeno uno dei peggiori che ho visto.
Comincia il colloquio. Si parla del più e del meno. Scopro che la tipa che avevo conosciuto il giorno delle bufera e’ accompagnata da uno pseudo fidanzato. Un sorcino bassetto con la pelle scura, maschio latino e sposato, praticamente squattrinato ma la consorte e’ un’ereditiera e gli passa il necessario per un’esistenza dignitosa, mentre lui se la spassa.
Sembra che abbia avuto qualche problema con i denti posticci e siano miseramente franati sul lavandino, al mattino, mentre li spazzolava con Jason, pasta dentifricia naturale, biologica, senza fluoro, al te’ verde. Una vera sciagura e proprio di sabato. Lei, invece, l’amante, i denti ce li ha tutti ancora in bocca. Ha mollato tutto e si e’ rimessa a studiare. Vuole fare l’arredatrice d’interni. Speriamo che il suo abbigliamento non sia una prova del suo buon gusto!
Si parla del più e del meno ma soprattutto di chi fa’ un sacco di soldi. Poi qualcuno butta lì “ Superman”, di prossima uscita. E’ uno spilungone con gli occhiali e una barbetta caprina rossiccia, noiosissimo, candidato ideale per le olimpiadi della pirlaggine. Durante tutta la serata ha buttato lì delle frasi senza senso sulle quali appoggiava ammiccanti sorrisi che lo rendevano ancora più ridicolo.
Ogni tanto il cameriere arriva per accertarsi che tutto sia a posto.
Tale Jane parla delle mutande di Victoria’s Secret, descrivendole come un peccato a cui non ci si può sottrarre. Ah, già, le mutande. Argomento interessante. Io uso quelle di carta. Sono molto più igieniche.
E’ arrivato il momento del caffé e naturalmente…la macchina per l’espresso e’ in manutenzione, per cui ordino la brodaglia scura e confido nella correzione al latte per renderla accettabile.
Sì, con il latte e’ quasi bevibile. Gli leva quell’amarognolo di erbe di campo bruciate.
Eccoci in strada a stringerci le mani.
Lo sdentato ci fa’ un bel sorriso, poi saluta, coprendosi la bocca con una mano.
Ciao a tutti, e’ stato un piacere.
7 Comments:
mio dio la tua ironia mi fa impazzire....sei fantastica mi metti di buon umore,scrivi qualche libro ti prego,il tuo talento in un blog è sprecato!!!
mutande di carta??? mi sonoa ppena svegliata e forse ho capito male..... o fose non riesco a cogliere l'ironia...ora vado a farmi un caffè (ore 12.45 italiane :)
lucia: grazie per i complimenti. Sono come una manciata di vitamine. Oh, sarebbe bello un libro ma, sai com'e, gli editori preferiscono lavorare con i soliti 4 gatti. I nuovi talenti danno troppo da fare. Il lancio, la promozione e tutto il resto...
francesca: beh, quando hai a che fare con certa gente, non ti rimane che l'arma dell'ironia per non accasciarti al suolo. Buon caffe'.
Quando si svolgono le le olimpiadi della pirlaggine? Vorrei partecipare anche io!
Nikita,
guarda che ho reso privato il mio blog perchè forse non hai avuto modo di sfogliare l'intero contenuto e non è ovviamente una colpa.
Ci sono una quantità industriale di cose molto ma molto personali.
Leggi e vedrai, un bacio.
Paolo
felson: ti faccio sapere.
paolo: cerchero' di recuperare.
rudido: grazie, grazie troppo gentile. Oh, il delirio qui e' di casa. Siamo tutti in fase delirante.
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