GREEN MEAL
Certo che se Dio ci voleva erbivori, ci avrebbe dato uno stomaco come le mucche fornito di quattro sacchettini dove ruminare l’erba o un bel collo come le giraffe, no? Invece ci ha muniti di un apparato in grado di digerire anche il gulasch ungherese, roba che farebbe venire la colite anche al draghetto Grisù. Detto ciò, non riesco a condividere totalmente i vegetariani convinti. Quelli che eliminano dalla tavola qualunque prodotto abbia un collegamento, seppur remoto, con gli animali, del tipo che le carote non si mangiano poiché si sottrae il cibo da bocca ai conigli.
Ora, premesso che non sono un’amante della carne e ai barbecue mi riduco a sgranocchiare pannocchie e a mangiare la parte carbonizzata delle costicine, dopodiché passo direttamente al dolce per coltivare le parti adipose e costruire dei bei trafori sui denti, ciò nonostante, dicevo, non credo che una fetta di prosciutto mi possa ammazzare. D’altronde le tigri e i leoni si mangiano carne di antilope alla tartara e nessuno dice niente.
Sono, poi, assolutamente convinta che i McDonald’s dovrebbero essere trattati alla stregua dell’ AIDS ma invitare il guro dell’ecologia a cena diventa, praticamente, una mission impossible. Ti ritrovi a dover organizzare due menù separati, poiché nessun altro si azzarderebbe ad ingoiare quello che l’uomo delle praterie riesce a infilarsi nella gola. Anche andare al ristorante con qualche estremista della rucola e gli spinaci diventa un’esperienza nefasta. Tempo fa un amico "veggie", uno di quelli che vive con i pipistrelli in casa, poiché nella catena biologica sono quelli che ammazzano le zanzare, e intanto lui passeggia tranquillamente sul loro guano, beh, dicevo, l’amico ecologista ci ha fatto provare uno dei suoi ristoranti preferiti, un ristorante etiope, dove a parte la mancanza di semplici oggetti per desinare civilmente, come le forchette, ci hanno servito delle gustosissime pappette per lo svezzamento dei lattanti. Roba da tramortire le papille gustative.
Ad aprire la dispensa dei cultori del verde, ne esce lo stesso odore del tubetto con il mangime dei pesci. I prodotti che vi si possono trovare sono, a dir poco, raccapriccianti. Immancabile il tofu, una cosa che sa di calce e ha la stessa consistenza del polistirolo. La soia è presente nelle sue innumerevoli varianti: bistecche, fagioli, a germogli, allo stato liquido, allo stato gassoso, nella pasta, nel dentifricio, insomma, ovunque, la soia è l’unico elemento considerato commestibile a parte il trifoglio e le foglie di cavolo.
Ora, mi sono sempre chiesta come mai questi tipi che dovrebbero avere l’aspetto rubicondo di un gladiatore e scoppiare di salute, assomigliano più a degli zombie con il cimurro e passano l’inverno tra un’influenza e una bronchite.