Sunday, April 29, 2007

PRODOTTI DIETETICI


Un’altra delizia per stomaci dilatati, arterie intasate e menti devastate dall’arteriosclerosi: la Coca-Cola fritta. Come sia possibile friggere una bibita e soprattutto friggerla senza saltare in aria vista la temibile composizione chimica del prodotto a cui ci riferiamo, bisognerebbe chiederlo al suo inventore, Mr Abel Gonzales. Se come si sosteneva in passato, un chiodo arrugginito lasciato una notte in un bicchiere di Coca-Cola, si scioglie, figuriamoci cosa succede a livello molecolare una volta immersa nell’olio bollente. Nonostante ciò, quando la delizia fu presentata alla fiera nazionale del Texas, più o meno un anno fa, ha venduto più di 16.000 pezzi nelle prime due settimane e sfondato lo stesso numero di duodeni. Gonzales aveva già fatto parlare di sé e raggiunto una certa notorietà con un altro piattino leggero, leggero: un sandwich con burro d’arachidi, banane e marmellata, impanato e fritto. Naturalmente tutta roba macrobiotica per mantenere il perfetto equilibrio tra Yin e Yang
La coca cola fritta viene servita con una colata di zuccheroso sciroppo di coca cola, panna montata, zucchero di canna e cannella.

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Thursday, April 26, 2007

ATTENZIONE CADUTA GRASSI

Ore 6.30 p.m e’ previsto un party. La zona e’ una di quelle definite “emergenti”, pertanto finanziariamente accessibile a pochi intimi. Il paesaggio tutt’intorno ricorda molto quello di Hiroshima dopo lo sgancio della bomba atomica: i resti di fabbriche in disuso, relitti di automobili, filo spinato e macerie. I giovani professionisti in carriera amano trasferirvisi, dicono che e’ un posto tranquillo, ad alto potenziale di sviluppo. Al momento la prima oasi raggiungibile per gli approvvigionamenti e’ a 7 ore di cammello, non considerando il tempo medio di Greenwich. Per arrivarci si usa il taxi e al taxista si lasciano $20 dollari per il disturbo.
- Salve sono Nikita. Sì, quella del blog.
- Ah! Bello, bello davvero.
- Ah! Lo leggi?
- Sì, ma non so l’italiano.
- Ah, vabbe’…
L’appartamento e’ carino, molto yuppy. Un po’ etnico ma anche vintage e…avant-garde…forse fusion.
Ci sono un sacco di antipasti in giro e servono del vinello francese ma del vero cibo neanche l’ombra.
Gente carina, molto simpatica se si evita di notare come sono vestiti. Il ragionier Filini, a confronto, era un uomo d’haute couture.
Un ragazzo dolcissimo sui 185 kg con una polo a righe, tanto per mascherare il sovrappeso, si aggirava con un piattino in mano quando, per motivi ancora in via di accertamento, l’enorme massa di carne e strati adiposi barcollava pericolosamente sbilanciandosi verso il tavolinetto di noce massello e cristallo vintage, imbandito per l’occasione con canapé alla salsa di tonno e capperi e fette di salame nostrano con pistacchio di Bronte e agitando le braccione a mezz’aria cercava un appiglio, aime’ introvabile, ricadendo rovinosamente sopra gli antipasti, e scivolando poi sotto il pianoforte verticale che, a sua volta, colpito alla sprovvista, si vendicava facendogli piovere sul dorso l’intera collezione delle foto di famiglia dal Rinascimento ad oggi, alloggiate in cornici di mogano scolpite a mano dall’ultimo degli intarsiatori rolesi.
Dopo il terribile schianto, alcuni attimi di raccoglimento attorno al luogo del disastro. Occhi esterrefatti con il bolo ancora in bocca che osservano l’ammasso disfatto sul pavimento, simile ad un cetaceo spiaggiato ed agonizzante. Si alzano le prime esclamazioni.
-Oh!
-Oh, my God!

Poi una mitragliata di domande.
- Tutto bene?
- Ti sei fatto male?

Alcuni ragazzotti palestrati lo sollevano spolverandogli di dosso alcune fette di salame e facendolo riemergere dalle macerie di un servizio di porcellana di Limoges.
Reo di questa gazzarra l’angolino, proprio l’ultimo avamposto prima del parquet di un tappeto in canapa naturale che per un’opposizione planetaria andava ad incastrarsi sulla punta del mocassino comodo dello sfortunato protagonista.

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COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

La Banana anche su LiberoBlog, l'aggregatore di Libero.it.

Wednesday, April 25, 2007

ALLARME ROSSO IN ASCENSORE

Da un po’ di tempo a questa parte, nell’ascensore si verificano strane fughe di gas. Chiudersi dentro in quei pochi metri cubi di aria viziata, e’ diventata un’impresa per operatori del settore e pompieri muniti di maschera e una buona riserva di ossigeno. Un odore nauseabondo investe il malcapitato nel momento in cui si infila tra le porte che, inibendo l’azione degli enzimi respiratori lo getta in uno stato di semi-incoscienza. Un’esperienza quasi da camera a gas, con rischio di asfissia o perlomeno di intossicazione. Gran brutta cosa.
Le ipotesi che hanno preso forma sulla possibile causa di questo fenomeno alquanto bizzarro ma soprattutto molesto, verranno esposte dalla sottoscritta qui di seguito.
1) Si tratta di uno spietato consumatore di fagioli borlotti in scatola, capaci di scatenare incontenibili cataclismi intestinali con la portata distruttiva della bomba H, in fuga verso un gabinetto.
2) Si tratta di una frangia sovversiva di Al Qaeda che sta testando gli effetti dell’ultimo derivato di gas nervino.
3) O semplicemente di un grandissimo figlio di nobildonna che si diverte ad arieggiare l’ano con esplosioni mefitiche e rendere l’ascensore inaccessibile per il resto della giornata o fintanto non venga intrapresa un’azione adeguata di bonifica dell’area contaminata.

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Sunday, April 22, 2007

SALVIAMO LA BANANA


Siamo alla meta humor. Non sapendo più che altro inventare in questo pazzo, pazzo mondo di cianfrusaglie per menti alogene, c’e chi se n’e’ saltato fuori con il “proteggi banana”, l’involucro che evita ai mangiatori abitudinari del frutto a forma di fallo, di trovarlo allo stato di purea nello zainetto, nella valigetta ventiquattro ore, spalmato tra i documenti per la presentazione a livello mondiale dei nuovi prodotti alla forza vendita, nella tasca del montgomery originale royal/navy, assicurando, così, una dose di potassio giornaliera che altrimenti andrebbe perduta. Il banana bunker, questo il nome dello strabiliante oggetto e’ disponibile in quattro accattivanti colorazioni. Per la sicurezza del vostro frutto, usate il preservativo.

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Thursday, April 19, 2007

IN ATTESA DELLA BELLA STAGIONE


Dal momento che qui siamo ancora fermi all’era glaciale, pensavo di farmi una granita. Mi e’ quasi sembrato di vedere un esercito di pinguini avanzare marciando al passo dell’oca, capitanati da un enorme San Bernardo. Non so, forse si tratta solo di allucinazioni, i primi segni dell’ipotermia, va da sé che sono momenti che non lasciano grande spazio al buon umore. Dopo il diluvio universale che mi ha vista transitare nel mio appartamento a bordo dell’arca, condizione resasi necessaria visto l’eccesso di zelo, con cui due mesi fa e’ stata portata a termine un’azione faraonica di rifacimento del tetto di tutto il palazzo, la pioggia torrenziale si e’ fermata e ha lasciato nell’aria una cappa grigia impenetrabile che fa dubitare sull’alternarsi del giorno e della notte. In queste condizioni primaverili, tra il gorgheggio della sirena dell’ambulanza e un concerto per solo clacson, sponsorizzato dal camioncino dell’UPS parcheggiato in mezzo alla strada, me ne sto a guardare dalla finestra, con l’attività’ celebrale in stand by, mentre sorseggio un caffè che sa di terriccio e di muschio. Non che ci sia niente di interessante lì fuori, a parte l’ingorgo, ma forse le immagini in movimento leveranno un po’ del torpore dalle mie stremate cellule celebrali. Trangugio. Osservo. Un tizio sta correndo sul marciapiede oops…un momento…ha le scarpe in mano e…indossa solo un paio di mutande e una t-shirt. Dietro di lui una cinese scoppiettante di risate che lo segue con l’ombrello in mano.
Good Morning New York!

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Monday, April 16, 2007

PICCOLI ARTISTI PER GRANDI AZIENDE


La Heinz Ketchup, il colosso di quella sanissima salsina che accompagna tanti piatti della cucina americana, tempo fa se ne uscì con un’ideona: lanciare un concorso rivolto ai ragazzini delle elementari per realizzare il nuovo packaging delle bustine a dose singola usate nei fast food per accompagnare le portate di patatine fritte. Al loro quartier generale sono pervenuti più di 15.000 progetti, provenienti da tutti gli Stati Uniti e dopo una lunga selezione per decretare i 12 vincitori (uno per ogni fascia d’eta’) anche un ragazzino di prima elementare di New York City, si e’ aggiudicato la vittoria con il suo disegno, rappresentante una bottiglia di Ketchup a forma di cactus che verrà stampata su 16 milioni di pacchetti da distribuire in tutto il paese. Il bambinetto e’ stato ritratto tutto contento con il suo bel progettino e un campione della bustina già bella che stampata che sorride alla stampa. Una bella soddisfazione per il piccolo Warhol e un bel risparmio per l’azienda che, anziché assoldare un grafico di grido tempestandolo d’oro per un disegnino fatto sulla carta igienica, acquistera’ materiale da pittura per un totale di $750 dollari da devolvere alla scuola pubblica frequentata dall’enfant prodige e consegnera’ una fornitura di Ketchup per un valore commerciale di $750 dollari, il che significa che per l’azienda il costo rappresenta un po’ meno della metà della cifra, gia’ oltremodo modesta.
E al bambinetto una pacca sulla spalla e una bella stretta di mano:
- Bravo continua così che c’hai talento.

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Sunday, April 15, 2007

TIPI METROPOLITANI


Per i turisti esigenti e attenti alle avanguardie del turismo, per quelli che non sopportano i viaggi organizzati e vogliono saggiare il vero spirito della città che li ospita, e’ nato Tipi Metropolitani, il nuovo network di Zapnet.
Sotto la voce New York, potrete e se ne avete voglia, riscorrere alcuni post di Nikita.
Tipi Metropolitani non e’ solo Big Apple ma e’ un insieme di capitali delle quali si possono trovare spunti e notizie interessanti.
Grazie a Tipi Metropolitani, Nikita e’ stata citata anche su Panorama. Per chi ne avesse voglia, può leggere l’articolo qui. E’ un articoletto veloce e piacevole specie per chi sta già meditando sulle vacanze.

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Wednesday, April 11, 2007

COMMENTI FILOSOFICI

Vi segnalo un commento veramente interessante che e’ arrivato oggi, un po’ in ritardo rispetto al post a cui si riferisce ma, come si dice, le uova sono buone anche dopo Pasqua. Leggendolo scoprirete tutto il talento, probabilmente inespresso, di questo lettore appassionato che si e’ elevato a ruolo di attore sociale con il compito di farci pervenire la sua opinione sull’argomento hip hop. Il suo commento ha aggiunto veramente valore al genere musicale, conferendogli una levatura e un’ampiezza da nobilitarlo a genere rappresentativo di una comunità di eletti. I suoi affondi dialettici ci hanno permesso di vedere finalmente la luce, di riempirci di significati profondi. Ma inebriatevi delle sue parole che potete leggere qui di seguito o andando direttamente nella pagina dei commenti:

“non sò se mandarti fanculo oppure pensare che fai parte della vita...
in ogni caso tieniti le tue stronzate nella tua zucca che è talmente pregna di vuoto che il solo chiamarti produce un'eco infinito.
hiphop non è le tue cazzate.”


Ricordando al Sig. Josta che, se non gradisse gli argomenti sviluppati in questo blog, può tranquillamente cazzeggiare da un’altra parte (non credo sentiremo la sua mancanza), lo ringrazio per il contributo apportato.

Monday, April 09, 2007

CRAZY AND THE CITY

La mia patologica propensione all’incontro depauperativo, mi riserva sempre delle grandi sorprese. Mi basta uscire di casa spensierata e diretta a farmi 360° gradi di affari miei, che si immettono sulla mia strada stravaganti individui sfuggiti al controllo degli antidepressivi ed evasi dalla stanzetta con le pareti imbottite.
E’ vero sabato me la sono quasi cercata, quando ingenuamente sono entrata all’emporio del trash dove gira della gente da mettere i brividi. Un posto dove si riuniscono cumuli di umanità appassita a spendere la pensione di invalidità. Il fatto e’ che cercavo l’ultima decorazione per la Pasqua, il ritocco finale per la tavola imbandita.
Mi ero appena avvicinata ad un coniglio di paglia e ramoscelli di tiglio intrecciati, quando noto due occhi tondi che mi scrutano.

“Scusa dobbiamo assolutamente discutere una questione importante, da amiche.”
Si ferma. Sistema un carrello che trabocca di ciarpame e un paio di sacchetti di plastica riciclata.
“Ecco vedi, non mi so decidere tra queste due tracolla.”
Estrae dal carrello due stracci muniti di manico, patinati dal tempo e usurati dal passaggio continuo di mani. Colore nero. Impatto visivo immondo. Se le infila entrambe e mi improvvisa un defilé, tipo animazione per casa di riposo.
“Opterei per quella a destra”, oso. Un borsone del genere sacchetto per la biancheria sporca, sul quale stralci del colore originale erano ancora presenti.
“Oddio, oddio e’ quella che piace più anche a me. Abbiamo gli stessi gusti. Certo che anche l’altra e’ graziosa, no?
“Non c’e’ dubbio” e intanto cerco un angolo per vomitare.
“Bene, ottima scelta. Arrivederci.” Me la lascio alle spalle con la speranza che si dissolva.
Ritorno sugli scaffali a cercare la mia mercanzia. Improvvisamente me la vedo sbucare da dietro un enorme maiale fatto di peli di noce di cocco.
Si butta una stola di poliestere che le elettrizza i capelli sulla spalla.
“Pazzesco, solo $3 dollari. La prendo?”
Faccio un cenno di assenso e mi dileguo dietro una parete attrezzata stipata di caricature di Bush per decorare il giardino.
Poi mi corre incontro con un chimono nero che le stava addosso come il mantello di Darth Vader ad un nano focomelico.
Mette su una faccia interrogativa mentre si liscia una manica.
“Beh, allora? Come mi sta? Non e’ assolutamente irresistibile?”
“Divino! Con le maniche legate dietro la schiena, poi, starebbe d’incanto”, penso.
“Oddio mi sento mancare. Dev’essere questo odore. E’ opprimente. Lo senti vero?”
“Scusa ma dovrei andare a lavarmi i capelli. Si sta facendo tardi.”
Mi affretto verso le casse con una ghirlanda di muschio e fieno pressato con trucioli di vite e mi metto in coda. La squilibrata si aggira tra gli gli scaffali. Ogni tanto compare, mi fa il musetto da mangusta e mi mostra qualcosa aspettando un cenno di riscontro. Sicuramente, oltre al cortocircuito celebrale, e’ dotata di un innato pessimo gusto e ciò che e’ peggio lo vorrebbe condividere. Finalmente arrivo davanti la cassiera, un tipo molto fine stile baldracca di Kampala, con l’alito che sapeva di Marlboro light. Un caschetto di capelli, a stiratura “Japanese style”, di un color marrone sottobosco dopo un incendio estivo, sul quale era adagiato, tipo buccia di banana, un altro caschetto più corto, bicolore nelle varianti rosso tramonto sul Bosforo dopo l’esplosione di una centrale atomica e giallo pantone #E6B40A che contornava un volto delicatissimo con gli stessi tratti eterei del facocero africano, incastrato su di una ciambella di cellule adipose che lo teneva legato al resto del corpo. L’espressione esprimeva tutta la sua intelligenza di ameba lobotomizzata. Pago. Non vedo l’ora di uscire. Per un momento mi e’ sembrato di avere psycho in gonnella che mi seguiva da vicino ma era solo la mia ombra.

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Thursday, April 05, 2007

VISITATORI PER CASO

Vorrei ringraziare quei poveracci che, disgraziatamente, googlelando innocue frasette sono finiti su questo blog. Purtroppo e’ questione di sfiga. Vi poteva andare meglio e finire magari sul sito di Daniele Luttazzi ma vi siete arenati in questo postaccio e una sbirciata l’avete pure data per rendervi drammaticamente conto che era il posto sbagliato. E’ il difetto di Google. Uno digita espadrillas e si aspetta di trovarsi davanti, dopo pochi secondi, la lista aggiornata degli ultimi modelli e l’elenco dei punti vendita, invece finisce su Chinaski a leggersi dell’Eurostar. Per sdebitarmi vorrei, perlomeno, deviarvi verso mete più in linea con l’oggetto della ricerca.
Per esempio coloro che cercavano disperatamente musica tanti auguri a te, ecco, innanzitutto dico: c’e’ di meglio, e ad ogni modo, essendo io in campo musicale quello che si dice un’opinione trascurabile, vi suggerisco di chiedere lumi a sua eminenza grigia in materia: Felson che potrà sicuramente fornirvi lo spunto per qualcosa di più consono per festeggiare un compleanno in maniera decente e non sotto l’effetto turbolento di un coro improvvisato da una banda di roditori dei timpani.
Per le escrescenze cutanee, proporrei di consultare il sito del dottor Marco Rossi che, così, visto a metà faccia, mi ricorda un mio amico che faceva il meccanico e c’aveva due mani come due schiaccia sassi. So che voleva cambiare lavoro.
In riferimento a Gli abiti da Manager, ecco, su questo punto non operando più nel campo e, anche all’epoca, non e’ che fossi cliente di Valentino, per andare sul sicuro vi consiglio vivamente Betty Moore, una vera esperta di fashion e stile per tutti i gusti. Anche nel caso delle Scarpe rotelle retrattili, date retta a me, Betty e’ la persona giusta.
Veniamo ai ruggiti di animali, credo che il posto migliore sia il sito dello zoo del Bronx, tutt’al più quello di Licia Colo’ vestita da Zorro, potrebbe ancora andare bene. Mi permetto anche di segnalare che a parte il leone, non ci sono molti altri animali disposti a ruggire, notizia confermata anche dal vocabolario della lingua italiana.
Quello che mi ha veramente dato del filo da torcere, e’ stata la frase: feng shui capelli jennifer aniston. Questa e’ una richiesta veramente difficile. Abbinare Jennifer Aniston al feng shui, mi sembra come abbinare una fetta di salame nostrano alla meringata di fragoline di bosco. Non credo che il suo Ch’i fluisca armonicamente dopo che si e’ fatta fregare il marito da un tizia con le labbra carnivore, tanto meno sui suoi capelli che, a dire il vero, mi sembrano un po’ asfittici. Ora, sono convinta che anche andando a scomodare Larry Page and Sergey Brin la questione rimanga dolorosamente in sospeso. Propongo, quindi, uno shampoo all’ortica per favorire la crescita e rivitalizzare.

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Tuesday, April 03, 2007

IL MEGA DEFICIENTE GALATTICO

Ore 9.35 del mattino, il Mega Deficiente Galattico arriva in ufficio. Completo marrone con panciotto e cravatta a disegni cashmere su camicia di una particolarissima tonalità di azzurro, riscontrabile solo nella barriera corallina di South Bank a sud dell’isola di Providencia ad una profondità di 85 cm sotto il pelo dell’acqua. Si siede sulla sua seggiolona foderata in Gore-Tex® dorato, impermeabile, traspirante e antivento, dalla quale a stento scendono le gambine tumidose, e accende il Pc con tastiera retroilluminata. In attesa della prima schermata sbircia dalla finestra: traffico. Si aggiusta gli occhiali modello Versace unisex-stainless steel con stanghette flessibili. La scelta perfetta per il vero pirla. Consulta le previsioni metereologiche on-line e poi si dedica alla lettura del suo blog preferito: I’m the boss, suck my blog. Si fa portare un bicchierone di caffé dalla segretaria perfetta: un virago di 138 kg con il doppio mento di Platinette e la pettinatura di Alvaro Vitali in “Pierino medico della SAUB”. Schermata veloce su Outlook, troppo neretto, richiude. Apre Word, clicca su: documento #78/top secret. Si mette a pensare. Sospira e poi digita sette caratteri con font Times New Roman. Si infila il mignolo nell’orecchio sinistro e inizia a sondare la possibilità di scoprire una falda di cerume sedimentata dal tempo. Cancella i sette caratteri e alza lo sguardo verso l’alto in cerca di una folgorante illuminazione.
Emette un peto fragoroso. Si spaventa. Guarda in giro. Non c’e’ nessuno. Cerca di aprire la finestra per arieggiare. Non ci sono finestre, solo pannelli di cristallo fissi. Accende l’aria condizionata. Un’ondata di pulviscolo parassitario lo investe. Tossisce. Corre a versarsi un bicchierino d’acqua dal dispenser. Si rimette seduto. Riordina la pila di cartelline che giacciono sulla scrivania dal giorno in cui il meteorite ha estinto i dinosauri. Ritorna con lo sguardo fisso al Pc. Citofona alla segretaria e si fa chiamare il project manager addetto al progetto “super top secret”. Trafelato e con tono molto autoritario con accenti che toccano il biasimo, l’ira e la denuncia spietata e diretta, esige un report – immediatamente - sull’avanzamento lavori, dimenticandosi che il progetto e’ stato annullato due mesi prima. Le sue brillanti strategie di attuazione stavano per portare l’azienda alla bancarotta.
Indice una riunione straordinaria senza oggetto e si fa preparare la saletta riunioni cieca con la moquette verde bottiglia.
Tutti prendono posto attorno al tavolo in radica.
Attacca il discorso con foga e disegna con le parole voli pindarici, circumnavigando intorno ad un’orgia di vocaboli profusi di nulla che lievita ad ogni virata, aggiungendo un crescendo vocale per sottolineare i punti cruciali.
I partecipanti vengono coinvolti in un processo di sublimazione dell’ego, alla fine del quale nessuno ha capito un emerito c...zo.
La seduta e’ tolta. Si ritorna alle scrivanie.
Guarda l’ora sul suo Rolex, acquistato da un cinese con l’alitosi all’uscita della stazione metropolitana di Canal street. E’ ora di pranzo. Si infila nell’ascensore diretto al Deli giù in strada, per comprarsi un sandwich farcito con tacchino, lattuga, fettine di pomodoro tagliate finissime e maionese alle erbette. Ritorna in un ufficio con il panino e una coca-cola light. Per non perdere tempo mangia davanti al computer mentre consulta una rivista porno. Deglutisce un primo bolo in preda all’eccitazione davanti ad un paio di enormi tette pompate con 35 chili di silicone biocompatibile a formulazione coesiva. Gira pagina e cerca di levarsi qualcosa che gli si e’ incastrato fra i denti usando l’unghia del dito mignolo. Ne estrae un filetto lungo e croccante,…sembrerebbe …quasi…assomiglia…rimesta nel suo sandwich per scoprire in preda ad una crisi di orrore mista a panico e un attacco di diarrea che si tratta della zampetta di uno scarafaggio con il corpo amputato che giace tra una foglia di lattuga e la fettina di pomodoro tagliata finissima. L’erezione si assopisce. Rientrato da una seduta plenaria nel bagno, si rimette a lavoro. Comincia a scrivere un’email ma poi si dimentica a chi era diretta, così la cancella. Cambia l’ordine delle cartelline sulla scrivania e si fa servire un altro caffé dal virago. Consulta un sito web specializzato nell’organizzazione di battute di caccia alla talpa nello Utah e fa un paio di telefonate per aggiornarsi sull’andamento di alcuni progetti che non lo riguardano.
E’ stata una giornata intensa. Stremato dagli eventi se ne va a casa. E’ un eroe. Si sente il peso della gloria addosso. La fama lo sovrasta. Mentre scende in metropolitana si sente gli occhi di tutti puntati addosso. E’ l’idolo della folla.

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