Thursday, June 29, 2006

MEZZI DI TRASPORTO A NYC

METROPOLITANA: un classico che piace sempre. Per gente che ama la compagnia. Comoda, soprattutto nelle ore di punta, quando, schiacciati nella ressa, con il gomito del vicino infilato in un rene e in carenza d’ossigeno, si possono tranquillamente inalare effluvi di ascelle dalla sudorazione a cascata e denti guasti.

CAB:

adatto agli arditi che non soffrono di problemi cardiaci.











CARROZZA A CAVALLI: per soggetti romantici che amano Cenerentola, ispirati da una visione di vita agreste spoglia da inutili lirismi ma filtrata dalle zaffate di letame che il cavallo espelle durante la corsa.














RISCIO’: per tutti quelli animati dallo spirito d’avventura e di adattamento che non disdegnano qualche brivido















TRICICLO: per sfidare il traffico e la vita















ROLLERBLADE: per potenziali suicida che amano il metodo “spettacolare” e autolesionisti

AUTOBUS: non l’ho mai preso. Non mi sembra un’idea brillante sniffare ascelle trifolate e allo stesso tempo restare incastrati nel traffico.






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Monday, June 26, 2006

ASCENSORE PER L'INFERNO


Signori e signore, ecco a voi Hell’s Kitchen in tutto il suo splendido degrado.
Questa zona che si estende tra la cinquantasettesima e la trentaquattresima, tra la nona e l’Hudson River, deve il suo nomignolo alla pacifica ed elegiaca atmosfera che vi si respira e grazie alla popolazione placida e mansueta che vi si stabili’ sin dalle origini, tanto da aggiudicarsi, alla fine dell’’800, il primo premio come zona con il più alto numero di omicidi ed essere, appunto, rinominata Hell’s Kitchen. Vi ricordate “West Side Story? Bene, l’ispirazione germoglia e prende forma proprio qui, dove la lotta per il dominio del territorio tra Irlandesi e Portoricani si e’ protratta per decenni.

Negli anni ha mantenuto alto l’onore, allungando la lista di crimini e misfatti ma da qualche anno, grazie all’insediamento di nuove categorie di abitanti, sta lentamente cambiando, nonostante mantenga una certa aria di losco e putrido, cominciando dalla carne in decomposizione esposta nelle squallide vetrine di una macelleria dallo stile demodè e dalla suntuosa sozzura e dove circola aria malefica prodotta dai ristagni di sangue fradicio.








Camminando, si incontrano strani tipi, dalla camminata ondulatoria e molle, che reggono sacchetti di carta e scrutano lo straniero con ostilità. L’odore di umidità si mescola con quello del curry che esce dai fast-food pakistani, unti e bisunti con le tendine appesantite dai depositi di grasso e i fiori di plastica appiccicosi ai tavoli. I palazzi, la cui manutenzione e’ un optional che s’innesca solo in caso di eventi straordinari dettati da calamità naturali e sciagure non imputabili alla volontà di nessuno, hanno scale antincendio arrugginite sotto le quali delle Pontiac malconce attendono di essere rimosse dall’ufficio d’igiene.

Alcuni capannoni, ormai in disuso dal giorno in cui venne attaccata Pearl Harbour, aspettano di essere demoliti per far posto ai condomini di lusso con vista sul fiume. Tra un deposito della FedEx e il super drive-in McDonald’s, ci si può anche imbattere in qualche nuova apertura con tanto di recensione Zagat in bella mostra sulla vetrina e menù in offerta al pubblico di passaggio. Ci sono, poi, i supermercati che vendono prodotti tipici provenienti dal Bel Paese, dai nomi altisonanti, tratti dall’immaginario collettivo del tipo “Grosseria Italiana” con i barattoli di pomodorini secchi sott’olio impilati sugli scaffali e la mozzarella di bufala.
Come dire, l’altra faccia di New York, butterata dalle pallottole del passato.

Sunday, June 25, 2006

UN POSTO DOVE METTERE I PIEDI


Ecco un bel paio di ciabattine da spiaggia, fresche e bislacche che vi faranno sentire estremamente leggeri e soprattutto vitali. Le ho trovate in un posto dimenticato da Dio al Village.




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Friday, June 23, 2006

CONCERTO A SORPRESA


Ok, e’ arrivata l’estate. E con ciò? Non e’ che perché il 21 di giugno si festeggia il solstizio d’estate ci si debba rosolare come la porchetta da quel momento in poi. Non e’ solo una questione di temperatura, e’ più una questione di cappa dalla portata fenomenale, in grado di far accumulare tanto di quel sebo nei pori da ricreare la città di NYC in un plastico 1:1.
Allietati dal clima della foresta pluviale e rallegrati da una spessa coltre di nuvole che rende l’aria irrespirabile, talvolta e’ necessario infilarsi in zone chiuse, per poter prendere una boccata d’aria condizionata. Così, dato che ero nei paraggi, sono andata a rinfrescarmi al Time Warner Center

, mega centro commerciale aperto l’anno scorso, dove e’ anche possibile fare uno spuntino al self-service di Whole Foods Market. Vi confesso che non e’ male. La scelta e’ incredibilmente vasta, in grado di soddisfare tutti i palati e tutti gli addomi.
Finita la mia pausa pranzo e riattivata l’ossigenazione del sangue, stavo per andarmene, quando vengo richiamata da una serie di urla strazianti che arrivano amplificate dal secondo piano. Mi viene quasi un attacco di panico, dal momento che il complesso e’ composto da due torri di cristallo, non so se rendo l’idea…, poi vedo che una piccola folla si e’ riunita nella hall e sta a guardare con il naso per aria un ammasso di umanità delirante sul ballatoio del mezzanino. Bin Laden non centra, e’ un concerto rock. I Keane

si erano appena presentati sul palco e una gang di teen-ager a piede libero, causa vacanze estive, ha perso il controllo della faringe, abbandonandosi a dei lunghi latrati. Devo dire che e’ stata una piacevole sorpresa. Chi se li aspettava i Keane al Time Warner? E per di più gratis! Già, son quelle cose che quando ti capitano ti senti felice e soddisfatta e potresti mandare a quel paese il mondo, tanto chi se ne frega, ho appena visto i Keane ! Venti minuti di sana musica, con pezzi tratti dal loro ultimo album “Under the Iron Sea”, godibili, freschi ….Certo che se Tom si mettesse un po’ a dieta…, insomma, voglio dire, qualche chilo di meno per saltare sul palco non fa mica male…ok, ok, non mi dilungo in commenti irrilevanti.

Thursday, June 22, 2006

SERATA DA CANI


Seratona! Si va ad un altro party. Il posto promette bene: Madison Jolly Hotel sulla Madison, roba chic. Quando arrivo, una tizia che sfoggia un sorriso smagliante dai denti inverosimilmente bianchi, mi saluta cordialmente e mi chiede i connotati. Si assicura che sia inserita nella guest-list, mette un puntino accanto al mio nome con la sua super Pelikan e mi lascia passare, augurandomi una buona serata. La mega festa e’ al mezzanino, dove un assortimento di persone che sembrano essere state estratte a caso da un campione tra i più disparati, si muovono con aria sorpresa bevendo cocktail guarniti da fette di limone. Una tipa che sta alla festa come un sacchetto di pop corn in un ristorante cinese e che sfoggia un abito che esprime il suo buon gusto, mi saluta come se fossimo state compagne d’asilo e poi svanisce, trascinandosi dietro una tracolla che sembra contenere una tenda da campeggio.

La musica e’ incredibile: invita veramente ad andarsene. “People are People” dei Depeche Mode, devastata da un remix sacrilego, e’ seguita da un mixaggio hardcore, oltre i limiti della decenza, che inserisce un remake infausto del pezzo “Ti amo” di Umberto Tozzi, già oltre modo drammaticamente increscioso. L’animatore si fa largo tra la folla e annuncia il primo intrattenimento, un defilé di cani in tenuta estiva. La gente applaude e appaiono i primi soggetti pelosi portati a braccio dai padroncini orgogliosi che sfoggiano il sorriso ebete del genitore alla prima prova di ballo dell’infante prodigio.
I cani si susseguono. C’e’ anche un pipistrello mascherato da chihuahua in abito da sposa, con tanto di velo bianco che scende sulle orecchiette a punta. Il pezzo forte della sfilata e’ un bassotto, formato tascabile, travestito da hot dog. Quando il sipario si chiude sul pietoso evento, un cinese, quasi commosso, mi si avvicina esprimendo tutto il suo trasporto verso i cani-modelli, sfoderando un patetico sorriso che riduce i suoi occhi a due piccole fessure scure.

Riattacca la musica e un gruppo di bacucche, ringalluzzitesi all’istante, si lancia in pista muovendosi con la sincronia di un panda sbronzo. Gironzolo attorno al buffet che offre una serie di primi piatti che non hanno un aspetto glorioso ma il mio stomaco sta esprimendosi in maniera sonora e non mi resta che servirgli un piatto di pasta al sugo, stracotta. Ritorna l’animatore e, microfono alla mano, rivela il secondo clamoroso appuntamento della serata, mentre un vecchio con un paio di occhialoni quadrati e la montatura Silver, cerca di innescare la comunicazione e sin da subito inizia a sragionare come un idiota sotto l’effetto di alcuni drink di troppo. Sghignazza dandomi dei colpetti sulla spalla e un muscolo della faccia si contrae regalandogli un ghigno infausto dal quale trapela un frammento della cena che gli e’ rimasto attaccato tra i denti. Applausi, luci soffuse, ritmi da Bollywood inizia l’esibizione delle danzatrici del ventre ma a questo riguardo, credo che le immagini siano molto più eloquenti e suggestive delle parole.
Beh, che si fa’? Andiamo a farci un caffé da Starbucks. Addio serata burlesca.

Wednesday, June 21, 2006

A SPASSO COL TAXI


Da quando uso il taxi, ho cominciato a dubitare del fatto che il rally potrebbe essere uno sport da prendere in considerazione.
Specialmente di notte gli “yellow cab” si incolonnano ai semafori come se fossero sulla griglia di partenza del circuito di Imola in attesa del semaforo verde. Poiché la partenza e’ un momento importantissimo e può compromettere tutta la gara, il taxi-driver di turno cerca di avvantaggiarsi, avanzando di qualche millimetro per assicurarsi di essere il primo a decollare. Durante il Gran Premio, che si disputa principalmente sulle avenue a quattro corsie, l’obiettivo e’ uno solo: sorpassare.
Per trarre vantaggio dall’effetto scia, il conducente, che pensa di essere un riuscitissimo esperimento genetico di clonazione mista tra Gilles Villeneuve e uno scugnizzo napoletano, si piazza nella zona risucchio, nella quale oltre al brivido da pista ci si può assicurare della qualità dei gas di scarico del mezzo che precede. Usciti dalla traiettoria con una precisa e delicata manovra, dall’effetto lifting facciale sul passeggero, ci si lancia all’inseguimento di altri automezzi per non creare vuoti adrenalinici e mantenere il ritmo cardiaco a livello di cardiopalmo.
Il tragitto, da un punto all’altro della città, e’ ricco di suggestioni e riflessioni insieme, che spesso sfociano in domande del tipo: riuscirò a riportare le ossa a casa con la stessa allocazione in cui si trovavano prima di salire sulla vettura?
Tra un baluccicare di luci al neon e i ruggiti di feroci clacson, la gita continua offrendo, anche, bellissimi scorci dal finestrino fatti di umanità sfacciata che tenta di invadere le strisce pedonali prima che scatti il semaforo rosso, alimentando così il nervosismo del tizio alla guida già dotato di rassicuranti occhi in cui brilla il fuoco sacro della follia che si riflettono sullo specchietto retrovisore.
Un dettaglio incoraggiante e’ dato dal fatto che durante tutta la gara, taxi-driver non smette mai di parlare al telefono tramite auricolare biogenetico, come se fosse in costante contatto con i box. Naturalmente le conversazioni si svolgono tutte in lingue tipo il Birmano antico o l’Ugrofinnico, talvolta in Zulu rendendo la permanenza sulla vettura, veramente rilassante e piacevole.

Tuesday, June 20, 2006

BLACK OUT

Scusate la latitanza ma sono rimasta tagliata fuori dal mondo. Già, fattacci che succedono nell’era dell’hi-tec. Domenica mattina tutto sembrava funzionare per il meglio, super collegamento wireless in poche frazioni di secondi, radio Paradise 128 kbps che andava alla grande deliziandomi con un pezzo dei Morphine, email che arrivavano…. Poi esco per comprarmi una stramaledetta bagel con cream-cheese-cinnamon-raisin e al mio rientro…silenzio assoluto, niente più Morphine, niente più linea telefonica, niente più internet…blog, blogsfera…il collegamento con il resto del mondo era stato reciso da un pirla che ha immesso nel mio codice cliente un tipo di pagamento diverso da quello prestabilito da anni. Così per il gesto stravagante di un subnormale che ha scambiato la tastiera per un joystick, ci sono voluti due giorni per risolvere il problema. Ringrazio il personale superdotato di neuroni di Time Warner.

Friday, June 16, 2006

GIOIA A NEW YORK


Venerdì 16 giugno ore 8.00 del mattino

Giornata incredibilmente gloriosa. Un cielo blue sovrasta gli edifici. Il sole e’ già fuori da un po’ e comincia a rosolare. Dei panciuti uccelletti svolazzano di ramo in ramo, cinguettando un pezzo di Avril Lavigne

.Per le strade non c’e una gran ressa, sì qualche nevrotico business-man con lo sguardo da serial-killer ma l’atmosfera e’ ancora godibile…auch…quasi. Ragazzi, la festa e’ finita. Un tipo fine si e’fermato all’incrocio per onorare il semaforo rosso con il suo van color oro sabbiato, un vero gioiello, di classe veramente, soprattutto i sedili ricoperti di pelliccia sintetica con effetto ventilante e il suo polso poi….Il gagliardo non ha perso tempo e lo ha subito esposto al pubblico per sfoggiare quel pacco di bigiotteria 14 k e l’anellone con zircone, incastonato a binario battuto. Non c’e’che dire, c’est chic! Ma ciò che lo rende particolarmente attraente agli orecchi dei passanti, e’ il gusto in fatto di musica. Dal suo prodigioso impianto stereo, tarato tra i 20.000 e i 30.000 decibel, escono le note di un pezzo pop greco che sprigiona la stessa tristezza di un fado, mediato dalla base elettronica tipo tarantella, sulla quale si innesta una voce da tenore con gli acuti di Roby Facchinetti.

Terrrrribbbbbile!

Wednesday, June 14, 2006

SPEZZAFAME


Ecco un nuovo snack adocchiato di recente da Eckerd. Una faraonica bordata di calorie in grado di stendere un bue durante la digestione. Il nome la dice lunga: SOVRACCARICO.
Si tratta di tre simpatiche tortine al cioccolato, farcite con dietetica crema d’arachidi, ognuna delle quali e’ guarnita con tre deliziose varianti decorative: noccioline caramellate, riso soffiato ricoperto di cioccolato e m & m’s.
La lista degli ingredienti, tutti assolutamente sani e naturali, sembra la nota per gli acquisti del piccolo chimico. Vi cito solo i coloranti che hanno dei tratti pittoreschi:
- giallo 5
- giallo 5 lago
- giallo 6
- giallo 6 lago
- blue 1
- blue 1 lago
- blue 2 lago
- rosso 40
- diossido di titanio, per creare il giusto accordo tra Yin e Yang e usato anche come pigmento nelle vernici, nelle materie plastiche e nel cemento
Il produttore di questo toccasana, naturalmente, e’ Nestle’, l’azienda amica dei bambini.
Ho sentito dire che c’e’ anche un formato King size in circolazione.

Monday, June 12, 2006

AROMA THERAPY


Tempo fa’ ad una conferenza mi capito’ di incontrare un’ omeopata/psicologa, meglio nota nell’ambiente come - “la bionda di Chinatown”-. Così tra un consiglio e l’altro, un elisir alla vodka e un impacco di foglie di Ginkgo Bilboa, mi suggeri’ un magico posto per massaggi, proprio a Chinatown. Quale miglior regalo per una domenica pomeriggio all’insegna del relax, la pace, irrorata da olii profumati…Beh, non ve la faccio lunga, ci sono andata.
Al mio arrivo sulla porta c’e’ una specie di sfinge che mi accoglie con la cordialità di un San Bernardo dispensando sorrisi tinti da un rossetto color lampone che le sta veramente male e, vista la perfetta conoscenza della lingua inglese, mi avvia all’interno con una serie di gesti e suoni gutturali non identificati. Una volta dentro, degli effluvi odorosi più che maleodoranti: da sentori di miasmi pestiferi a materiale organico in decomposizione, mi stendono all’istante. Barcollando e in preda ad un conato di vomito, noto che, forse, la fonte di tale feroce fetore può essere l’acquario dei pesci, il quale ha la trasparenza di un barile di greggio e sul quale galleggiano carcasse di animali preistorici. Ancora stordita dalla potente aggressione attuata ai danni delle mie narici, mi trovo davanti una tizia dall’alito maligno e un inquietante groviglio di denti che in alfabeto morse mi chiede se sono Bob (Sì, ok, e’ vero che non mi ero stra impegnata nella fase del trucco ma la dentona deve essere stata anche miope e affetta da maculopatia essudativa) e mi spinge delicatamente verso un’altra stanza mentre passo in rassegna una serie di facce da turisti con ancora la Nikon con teleobiettivo e lenti Zeiss appesa al collo in attesa di trattamenti ai piedi.

Il secondo locale che costituiva questa Beauty Farm casereccia, era una specie di obitorio con otto lettini, dove nel semi-buio alcuni corpi dalle fattezze disastrose si abbandonavano alle dolci carezze delle mani esperte di una massaggiatrice. Un bel ambientino dalle contaminazioni grunge, arricchito dall’odore di stantio che si mescolava a quello terrificante di chi soffre di iperidrosi plantare fetida, creando un’atmosfera dai risvolti anestetici.
La mia simpatica accompagnatrice sfoggia dei gran sorrisi e ogni volta che apre la bocca ho il timore che tutti i suoi denti si sfilino improvvisamente dagli alveoli e finiscano per terra. Individuato un lettino libero, “dente di fata” mi porge un cestone di plastica dove deporre i miei possessi. Mi sento come se fossi per essere accolta in un carcere femminile o una casa di cura per malattie mentali.
Per fortuna non c’e’ bisogno di spogliarsi, poiché sono già in preda ad un attacco di ipocondria e mi sento addosso i sintomi di qualche malattia esotica. Mi distendo sul lettino e per dimenticare il putrido lezzo, sniffo una salvietta umidificata Baby Johnson’s. Chiudo gli occhi e il livido panorama umano svanisce. Il “body work” inizia e devo ammettere che e’ piacevole. Sì certo, quello fatto con delle belle mani unte di olii speziati direttamente sulla pelle e’ ad un livello superiore ma non posso lamentarmi, insomma meglio vestita e coperta con un sudario piuttosto che affetta da rogna sarcoptica. Nonostante tutto, e’ rilassante, anche se, ogni tanto, controllo che non ci siano simpatici insetti in gita familiare verso mete dove pasteggiare abbondantemente. L’ora a mia disposizione si esaurisce. Riprendo possesso delle mie cose e lascio l’obitorio pagando alla cassa, un vero pezzo dei primi anni cinquanta.

Sunday, June 11, 2006

CANE ARROSTO


Un cane Shih Tzu e’ stato arrostito nella sua gabbietta mentre si faceva la messa in piega.
I padroni del cane, come d’abitudine, hanno portato Phoebe (questo il nome citato dal New York Post) presso uno dei tantissimi saloni di bellezza per cani e animali vari e lo hanno lasciato nelle mani competenti di un coiffeur cinofilo. Eseguite le operazioni di lavaggio e taglio, l’esperto parrucchiere ha infilato il cane nella sua gabbietta sulla quale ha agganciato un potente phon, simile ad un reattore atomico e dimenticato sotto il getto-carnefice per un tempo indeterminato.
Accertato il decesso, l’acconciatore ha telefonato ai padroni per il ritiro della salma.
Fidarsi e’ bene, non fidarsi e’ meglio!
Non e’ forse meglio occuparsi delle proprie “cose” personalmente?

Friday, June 09, 2006

COMPLEANNI


Ci risiamo, un altro compleanno. Sì, sì bella festa penserete voi, si mangiano quelle belle quiche fatte in casa, le chips e le pizzette a sfogliatina, si bevono birra e prosecco a rotta di collo, magari ci casca pure l’hamburger e l’hot dog. Alt! Qui le procedure sono ben diverse. Nessuno si azzarderebbe mai ad organizzare una festa in casa. Non si può perdere prezioso tempo a spignattare in cucina. Il tempo e’ denaro. Non lo sapevate? E poi si sporca, eh,eh, eh…Ordunque, la festa, se vogliamo chiamarla così, ma io propenderei per rinominarla “cena”, si svolge al ristorante. Naturalmente il festeggiato, così come non ama perdere tempo in cucina, ama, però, trascorrere alcuni giorni immerso nella lettura della guida Zagat

per scegliere il ristorante più trendy e costoso della città. Selezionata la location, l’amico invia l’invito.
Il grande giorno arriva e gli invitati si presentano sul posto accompagnati da grossi pacchi regalo con l’immancabile bigliettino di Hallmark prestampato, del resto anche i pensieri hanno un prezzo e tanto vale acquistarli direttamente senza impegnare i neuroni. Bene, bene, tutto procede secondo copione. La festa e’ praticamente perfetta. C’e’la solita oca ubriaca che sragiona dal momento in cui ha bevuto il cocktail di benvenuto e ormai le sue uniche interazioni sono delle stridule risate, con acuti che farebbero invidia alla Fumagalli Carulli, che non si placano nemmeno quando uno degli invitati parla di un’atroce tragedia capitata in famiglia. E poi…arriva il conto e naturalmente…si paga alla romana inclusi alcolici e mance. Della torta nemmeno l’ombra. GRAZIE AMICO!

Wednesday, June 07, 2006

SHOPPING


La giornata inizia bene, all’insegna del buon gusto. Sul treno ho davanti “Lady ippopotamo” che indossa un paio di graziosi pantaloni in felpina leggera sui quali spicca l’elegante scritta “perfect” proprio sul suo aggraziato fondo schiena, simile ad un Sony Trinitron 32” flat screen.
Penso che farò un salto da Blomingdale’s. Ho bisogno di un frullatore nuovo, il mio emette dei sinistri ululati che non fanno presagire nulla di buono.
Bloomingdale’s

e’ uno dei tanti santuari per lo shopping. Occupa un intero isolato tra la terza e la Lexington sulla quale spicca all’orizzonte il grattacielo della Crysler con la sua cupola argentata. Qui, in giro tra i suoi nove piani di tentazioni, le newyorkesi si affaccendano con l’intento di dilapidare patrimoni e si abbandonano all’uso sfrenato della carta di credito. In fin dei conti usare quelle tesserine magnetiche da’ l’impressione di non spendere nulla, e’ come passare il badge per entrare in azienda, zac... una strisciata…e centinaia di dollari si sono volatilizzati ma e’ completamente indolore.

Entrando si viene subito accolti da dei tizi in divisa che danno il benvenuto, qualcuno di loro accenna un sorriso, altri ti si parano davanti con il grugno di un bulldog al quale hai pestato una zampa, suppongo sia per via dello stipendio. Al pian terreno il sipario si apre sul reparto cosmesi e profumi, illuminato a giorno e ravvivato da un numero sterminato di specchi, dove una moltitudine di donnine si accapigliano per farsi truccare, specialmente dal truciolone biondo lampadato, addetto al dispaly di Bobbi Brown, che sfoggia un sorriso da soap opera. Tra un effluvio di Chanel n.5 e un mix di pelle conciata e tonico al cocomero, passo accanto al corner di Kiehl’s dove e’ stata parcheggiata una Harley Davidson blue cobalto e uno scheletro, a dimensione umana, annuncia che il 18 giugno si festeggia la festa del papà. Mentre attendo l’ascensore, continuo a ricevere delle zaffate non proprio a favore del mio naso e scrutando tra la folla noto questo omino abbronzato tutto intento a spruzzarsi addosso valanghe di profumi griffati senza nessun ritegno. Si prodigava con i nebulizzatori in mano inalando, deciso, la scia, quasi si abbandonasse all’ebbrezza di una pista di coca. Mi verrebbe quasi voglia di prendere la scala mobile e lasciare il vietnamita a cospargersi dei suoi liquami ma i frullatori sono al settimo piano e non ho intenzione di perdere tempo. Ah, eccolo che arriva, le porte in stile Liberty si aprono e posso finalmente lasciare quell’angolo nauseante. Compro velocemente un frullatore che ha l’aspetto di una rampa di lancio per sonde spaziali e quando ridiscendo il maniaco del profumo e’ ancora lì in preda ad una crisi mistica.
Quasi, quasi visto che sono qui e ho una mezz’oretta di tempo, faccio un salto da Barneys

, solo per dare un’occhiata, un altro tempio dello shopping selvaggio per portafogli gonfi.
Eccolo con la sua facciata immacolata e le tendine rosse.
Entro. Un altro benvenuto, un po’ più caloroso questa volta, immagino che gli stipendi, qui, siano piu' sostanziosi. Appena dentro, mi aggiro al pianterreno con aria curiosa e un tizio barbuto che sembra abbia dormito veramente male cerca di rifilarmi un paio di calzini di Antipast. Calzini a righe? Bah! Potrei mettermeli a malapena per andare in palestra, quella del rasta-cipriota.

Poco più in là delle deliziose mascherine damascate per riposarsi in aereo al prezzo, sicuramente conveniente, di $ 90. Niente male. Con la stessa cifra voli a Chicago.
Ma sì dai, faccio una capatina ad uno dei piani che offrono abbigliamento, ci sono pure i saldi di inizio stagione. Mi aggiro nella luce giallognola tra un completo di Prada e un pezzo d’arredamento di high-design, sto quasi per andarmene quando vedo un pezzo incredibile, una mise piratesca per sognare di fuggire assieme al Corsaro Nero: una maglia senza maniche con collo alto e la stampa di un teschio con fiocchetto in testa tempestato da zirconi rosa shocking. Un autentico Lucien Pellat-Finet, oggi scontato e acquistabile per la ridicola cifra di $ 1349.
Pensandoci bene, se rimango a digiuno per un paio di mesi potrei anche farcela ma rinunciare al caffé, no, non se ne parla nemmeno.
Ok, credo sia meglio uscire e volare verso mete più abbordabili. Goodbye.

Monday, June 05, 2006

GADGET


Che ve ne pare di questa penna “infrangi cuori”? Mi sono lasciata invaghire dal suo aspetto ludico e ora me la porto in giro dappertutto. C’e’ da dire che non e’ proprio quello che si dice una penna professionale e c’e’ il piccolo problema delle dimensioni. Il ciuffo sbuca dalla tracolla e sembra che abbia uno yorkshire in versione punk chiuso dentro. L’altra sera stavo prendendo alcuni appunti sulla mia agendina in uno di quei locali dove sembra che non paghino la bolletta della luce visto che si desina nella semi-oscurita’, ad ogni modo, dicevo, stavo prendendo degli appunti e questa ha cominciato a lampeggiare, sì, perché quando e’ in azione si accende una luce rossa che la illumina tutta. A quel punto, ho notato una serie di occhi che mi puntavano, soprattutto un ragazzetto smilzo sulla cui faccia era appoggiato un naso gigantesco e che portava un’improbabile t-shirt rossa con la stampa di una scarpa da ginnastica ciclopica sul davanti. Mi guardava con la faccia inebetita come se avesse visto un ufo. Io la trovo comunque spiritosa. L’ho acquistata da Sam Flax

, sulla terza all’angolo con la cinquantaquattresima, in un momento in cui dovevo assolutamente comprare qualcosa.

Saturday, June 03, 2006

APPLE STORE


Eccomi tornata operativa nella Grande Mela. Mi sono persa qualcosa durante questa assenza? Ma certo!
Aspettavo con ansia l’apertura del Megastore di Apple Computer, il punto vendita “ammiraglio”, quello sulla Quinta, gomito a gomito con FAO Schwartz, la mecca del giocattolo, e…zac! Questi aprono proprio quando non sono in città. Beh, da quello che mi e’ stato raccontato, il giorno dell’apertura la ressa era quasi drammatica. La coda si snodava tutt’intorno all’isolato e poi a nord risalendo la Madison. Sembra che ci sia stata gente che si e’ presentata sul posto alcuni giorni prima, per assicurarsi l’entrata con i vip.
Steve Job ha fatto un veloce guizzo all’interno, per controllare la frenesia e sembra sia rimasto molto soddisfatto.

Ad ogni modo, appena sono rientrata, con ancora addosso i tragici effetti del fuso orario, ho colto la palla al balzo e, in un momento di insonnia nel cuore della notte, sono andata a darci un’occhiata. Eh, già, poiché il negozio e’ aperto 24 ore 24 tutti i 365 giorni dell’anno, per la visita ci si può organizzare come meglio si crede. L’entrata sta proprio nella piazzola del grattacielo della General Motors ed e’ costituita da un enorme cubo di cristallo, un gioiellino dell’architettura moderna. Così sono scesa in stile Wanda Osiris sulla grande scala a chiocciola, anch’essa naturalmente di cristallo, che si srotola attorno all’ascensore cilindrico, attualmente fuori uso e mi sono ritrovata all’interno del grande Tempio dell’Hi-Tec. Devo dire che e’ un po’ rumorosetto. Il sottofondo e’ un fritto misto di musica che arriva dal sistema centrale del negozio e si mescola con quella che e’ sparata fuori da una moltitudine di casse sistemate sui display ad uso e abuso degli utenti, tra le quali spicca Creature II, che, ad essere sinceri, sembra la copia della testa di Darth Vader. Una marea di portatili e un numero che tende all’infinito di iPod, corredati di accessori, talvolta decisamente ridicoli, come le “calzette”, acquistabili solo in formato kit-sei-varianti-colore per la cifretta di $29 sono a disposizione per essere, toccati, provati, testati, fatti a pezzi dai clienti ficcanaso.
Ma come e’ successo per il punto vendita di Soho, anche in questo caso non ci troviamo davanti al classico negozio, inteso come luogo d’acquisto, bensì una vincente combinazione tra una ludoteca, una sala giochi e un Buddha Bar. Posso tranquillamente dirvi che alcuni bizzarri soggetti che si incontrano, non hanno neanche mai acceso un computer. Per esempio la tipa con i capelli a carciofo che si sta dando un gran da fare per rifarsi il trucco, non sembra essere così interessata ai mini Mac e tantomeno la nonna sprint in tutta da ginnastica anni ’70 che, euforicamante, si diletta a fare foto e rimbalza da un punto all’altro con la sua digitale in mano. Così tra l’ascolto di un iPod nano e le prove degli speaker Creature II, c’e chi si concede un attimo di relax leggendo un libro nella caciara generale adagiato sulla base di cemento circolare delle scale. Un modo alternativo per passare la serata.
Alla fine, presa da ebbrezza multimediale ho provato a destreggiarmi con il videogame di Capitan Nemo a disposizione nell’area “children”. Un vero disastro! Sono stata azzannata da un pesce martello.
Ah, dimenticavo…,per chi non lo sapesse ancora, la prossima apertura sarà a Roma.